Libia, Casini: "La Lega faccia un passo indietro o metterà il governo in difficoltà"

Il leader dell’Udc esclude però la caduta del governo sulla Libia: "Il premier rischia molto di più alle amministrative"

ROMA. Una politica all'insegna dell'ipocrisia. Quella di chi (leggi Lega) sul dramma della Libia cerca di costruire la sua campagna elettorale. E quella di quanti invocano la protezione e l'intervento del Presidente della Repubblica a intermittenza, secondo un proprio tornaconto che guarda poco al bene del Paese e molto agli interessi di partito. È impietosa e nello stesso tempo disincantata l'analisi del leader dell'Udc Pierferdinando Casini sugli ultimi avvenimenti che affliggono la maggioranza. «Can che abbaia non morde - commenta l'opposizione del Carroccio ai bombardamenti italiani contro l'ex amico Gheddafi - La Lega si metterà a cuccia di Berlusconi, o cercherà di far passare con la sua mozione una linea che il premier avrà difficoltà ad accettare. In ogni caso il Governo apparirà come una compagine di dilettanti».

A mettere in difficoltà l'esecutivo, pensa però Casini, più che il balletto sulla Libia, saranno le prossime elezioni amministrative, in particolare la situazione creatasi a Milano fra il partito del Sentùr e il Pdl. Ma la tornata elettorale, quanto a fibrillazioni, non risparmia nessuno, neppure la chiamata alle urne per l'elezione del sindaco di Trieste con i maggiori partiti decisi a presentarsi in ordine sparso e giochi ancora aperti sul futuro e su eventuali apparentamenti in caso di ballottaggio. «Se Tondo c'è batta un colpo» ragiona Casini, lanciando una sorta di ultimatum al Presidente della Regione. Al quale fa sapere che se non interverranno iniziative politiche concrete fra il primo e il secondo turno per ristabilire gli equilibri, a risentirne sarà l'intero quadro regionale, oggi fondato su una collaborazione, unica in Italia, che vede l'Udc insieme con la Lega.

Onorevole Casini, da parte di Napolitano ieri c'è stato l'ennesimo appello alla responsabilità.

Il Presidente pone una questione importante. Il Paese è in difficoltà, non cresciamo, il tasso di disoccupazione dei nostri giovani è il più alto in Europa, la nostra politica estera procede a zig zag. In questo quadro la litigiosità fra i partiti è eccessiva rispetto a quello che ci possiamo permettere. Tutti si preoccupano dei loro interessi di parte e di partito. Napolitano invece guarda a quello dell'Italia.

Il Capo dello Stato si riferisce alle ultime posizioni della Lega sull'intervento in Libia?

L'atteggiamento della Lega è di pura irresponsabilità. Il Governo ha assunto decisioni a livello internazionali che non possono essere smentite da una parte della maggioranza.

Però Bossi e i ministri padani hanno posizioni precise contro la missione armata dell'Italia. La Lega annuncia per il 3 maggio una sua mozione piena di paletti.

Mossa elettoralistica. Una mozione che pone limiti temporali ad un intervento militare non si può votare. E quella che abbiamo a nostra volta presentato renderà loro il cammino molto stretto. O faranno un passo indietro, o il Governo si troverà in una posizione difficile a livello internazionale. Non stiamo parlando di un provvedimento qualsiasi ma di un impegno che vede l'Italia insieme agli altri paesi del mondo e che oggi è sub judice per bizze che hanno come sfondo solo la tornata elettorale.

Faccia una previsione sul termine naturale di questa legislatura.

Prima del 14 dicembre Berlusconi era debole nel palazzo e forte nel paese, oggi, grazie alla campagna acquisiti, è più forte nel palazzo ma certo più debole nel paese. I prossimi due anni saranno all'insegna del rafforzamento artificiale della maggioranza e della progressiva perdita di credibilità. Berlusconi non ha altre strategie se non quella difensiva e alla fine preferirà andare avanti piuttosto che confrontarsi con una verifica elettorale anticipata.

La convergenza su molti temi tra Lega e Tremonti non rischia di mettere in difficoltà la coalizione?

Nessuno dei due è in condizione di farlo. Bossi non ha altro equilibrio politico di forza se non quello in cui sta, per cui ha interesse a scuoterlo ma non a cambiarlo. Tremonti ha grande prestigio personale ma non forza politica. Il combinato disposto di queste due situazioni rende difficile che gli equilibri si spostino. A meno che i risultati delle elezioni amministrative determino la convinzione che si sta sfrangiando qualche cosa di più importante, e cioè il rapporto con il Paese. Ma questo lo decideranno gli italiani.

Si vota anche a Trieste per il primo cittadino, i partiti tutti in ordine sparso, compreso il Terzo Polo.

Nella Regione Friuli Venezia Giulia si è fatta una alleanza atipica, unica in Italia, che unisce sia noi che la Lega. Un esperimento che si è coagulato intorno al Governatore Tondo. Se alla prima verifica elettorale l'alleanza è mancata, significa che c'è qualche problema, anche comprensibile, ma c'è. Certamente se non si ricrea una convergenza al secondo turno, è chiaro che ad uscirne ammaccato sarà tutto il quadro regionale.

Anche Futuro e Libertà corre da solo.

Questo è un altro punto da chiarire. Non possiamo accettare discriminanti verso gli amici di Fli. E visto che ci si era proposto di fare una alleanza senza di loro, non abbiamo potuto accettarlo.

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