Libero il carabiniere rapito nello Yemen
DUBAI. Alessandro Spadotto, il 29 enne carabiniere friulano di San Vito al Tagliamento rapito domenica scorsa nello Yemen, è stato liberato: lo ha riferito ieri notte il presidente dell’associazione italo-yemenita Arhab Al Sahri. Secondo le fonti d’agenzia, il carabiniere è stato consegnato al governatore della regione di Maarib. E’ in buone condizioni, si prevede il trasferimento nella capitale Sanàa e la consegna all’ambasciatore italiano.
Spadotto si era fatto vivo ieri dopo quattro giorni di prigionia in una telefonata ripresa dall’emittente satellitare pan-araba A Arabiya, il miliatre italiano aveva assicurato di «stare bene», anche se aveva aggiunto di avere subito «maltrattamenti» nelle prime fasi del sequestro.
Il carabiniere aveva potuto precisare i disagi patiti in particolare durante il trasferimento verso la provincia orientale di Maarib, in uno dei cui villaggi è stato liberato. Si ventilava la possibilità di una sua liberazione già ieri sera, stando a quello che avevano dichiarato i suoi stessi rapitori che hanno ribadito di non volere chiedere nulla all’Italia in cambio.
Nella giornata di ieri il quadro era comunque ancora convulso. Infatti sembrava non ci fosse ancora un’intesa definitiva per l’incaricato della sicurezza della nostra legazione in Yemen. Secondo l’agenzia yemenita Maareb Press, che citava fonti tribali, mercoledì sera vari capi tribali si erano incontrati con i sequestratori ma non avevano trovato un compromesso. La mediazione, tuttavia, era continuata. Il rapitore di Spadotto, Ali Naser Huraikdan, è un membro della tribù Al Jalal, che risiede nella provincia orientale di Maarib. L’uomo, accusato di banditismo e omicidio, pretende di essere eliminato dalla lista dei ricercati, oltre a un indennizzo di 70mila dollari.
Il caso di Alessandro Spadotto è stato seguito con grande attenzione e in stretto raccordo con le autorità locali ma con il massimo riserbo. Lo avevano sottolineato ieri fonti della Farnesina, che ha seguito la tradizionale linea di riservatezza nei confronti dei sequestri dei connazionali.
Le voci su una sua imminente liberazione, diffuse già mercoledì sera dal sito Marib Press, erano fino alle 23 di ieri rimaste tali. Ma le modalità del sequestro, avvenuto come spesso accade in Yemen per fare pressione sul governo centrale e ottenere concessioni e non per ragioni politiche, facevano ben sperare. Il problema, come sempre, era il rischio che le trattative tra lo sceicco Ali e il governo di Sanaa andassero per le lunghe e il giovane di 29 anni, in forza al 13.o Reggimento carabinieri di stanza a Gorizia, potesse venire ceduto o venduto ad altre tribù, magari più “pericolose” o vicine ad ambienti terroristici.
Ipotesi da non sottovalutare, poiché nel Paese, reduce da un golpe definito processo di transizione assistito dalla comunità internazionale nonostante decine di morti che ha deposto il presidente autoritario Saleh, operano cellule di Al Qaeda e di altri gruppi terroristici.
«Se ci fossero novità su Alessandro sarei fuori a gridare dalla gioia. Ma aspetto fiducioso» aveva dichiarato ai reporter, già mercoledì dopo le prime notizie su una presunta imminente liberazione, Augusto Spadotto, padre di Alessandro. Anche lui per anni nell’Arma, il genitore nella casa di San Vito al Tagliamento ha ricevuto la visita e il sostegno della “Benemerita” e delle autorità locali, pronte a mobilitarsi, come del resto l’europarlamentare Debora Serracchiani che aveva già inviato una raccomandazione al “capo diplomazia” dell’Ue Ashton per sensibilizzarla sulla vicenda.
Spadotto era stato sequestrato da un gruppo di uomini armati a Sanaa in un negozio dove, fuori dall’orario di servizio, effettuava acquisti personali.
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