Liberi e Uguali, scatta la sfida triestina

Il battesimo al Knulp: «Scuola, lavoro, immigrazione e ambiente le nostre priorità»
Battesimo ufficiale per Liberi e Uguali a Trieste. Il nuovo movimento politico guidato, a livello nazionale, dal presidente del Senato, Pietro Grasso, si è presentato ufficialmente alla città al Knulp, nel corso di una serata che ha visto la partecipazione di una settantina di persone, durante la quale sono intervenuti i rappresentanti locali delle tre forze che hanno dato vita al nuovo partito: Federico Buttò per “Possibile”, Alfredo Racovelli per “Sinistra italiana” e Paolo Maria Milazzo per “Movimento democratico e progressista”. «Oltre ai presenti – ha precisato Buttò – circa 200 persone, impossibilitate a partecipare a questo primo confronto, ci hanno fatto sapere di essere interessati al nostro progetto». Che i tre esponenti hanno definito così: «Si tratta del percorso di chi non si rassegna all'attuale quadro politico e sociale. Per questo, oltre a restituire significato alla parola sinistra, dopo quarant’anni di politiche liberiste, ora dobbiamo lanciare sfide vere che riguardano la vita delle persone, che cambiano i rapporti di forza tra i molti e i pochi, oggi sempre più a vantaggio di una minoranza privilegiata».


Buttò, Racovelli e Milazzo hanno ribadito che «Liberi e Uguali sta dimostrando anche a Trieste e in Friuli Venezia Giulia di essere un percorso che va oltre la sommatoria dei partiti che gli hanno dato vita, intercettando cittadini che da tempo non si impegnavano in politica o che si affacciano per la prima volta all'impegno diretto». «Per questo – hanno aggiunto - ci saranno sicuramente ulteriori iniziative sul territorio. Pensiamo per esempio di attivare comitati tematici in grado di intercettare bisogni e competenze e proposte su temi come scuola, lavoro, immigrazione, ambiente, solo per citarne alcuni».


Nel corso dell’incontro, è stato confermato che «la sfida principale che Liberi e Uguali deve porsi è la lotta alla diseguaglianza, che in questi ultimi dieci anni è cresciuta esponenzialmente. Ma dobbiamo essere in grado anche di cambiare il linguaggio della politica».


«Abbiamo messo in moto – hanno concluso Buttò, Racovelli e Milazzo - un percorso aperto, che non dovrà esaurirsi il giorno dopo le elezioni». Un concetto che è stato rimarcato con forza anche dalle persone in sala, alcune delle quali hanno preso la parola nella seconda parte dell’appuntamento.


(u.sa.)


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