Liberato il cooperante Federico Motka, rapito in Siria 14 mesi fa

Il giovane, di origine dalmata e con parenti a Trieste, è già rientrato in aereo a Ciampino. Renzi ha informato personalmente la madre. Accolto dal ministro degli Esteri Mogherini: «L’ho trovato assai provato, ma sta bene»

«Ho appena comunicato a Giovanna Motka che suo figlio Federico, sequestrato da oltre un anno, è libero sta rientrando in Italia». Questo il tweet con cui premier Matteo Renzi ha annunciato la liberazione di Federico Motka, il cooperante italiano dell’ong Welthungerhilfe rapito in Siria nel marzo del 2013 e rimasto per oltre un anno nella mani di banditi nel Nordovest del Paese.

Motka - di origine dalmata e molto legato a Trieste, dove risiede sua zia Chiara - è giunto a Ciampino in mattinata, accolto dal ministro degli Esteri Federica Mogherini. «È provato, ma sta bene», ha detto il monistro dopo averlo visto.

Sequestrato nei pressi del confine siro-turco 14 mesi fa, Motka è stato liberato «grazie a un lavoro silenzioso», condotto dai servizi di informazione e dall’Unità di crisi della Farnesina che, fin dall’inizio della vicenda, aveva invitato i media a mantenere il silenzio stampa, osservato rigidamente dai familiari e dai colleghi di Motka.

Anche sulla dinamica del seguestro sono poche le informazioni. Quello che si sa con certezza è che Federico era stato rapito da uomini armati nei pressi di Atmeh, uno dei campi profughi di siriani in fuga dalla repressione del regime di Damasco nella martoriata regione nord-occidentale di Idlib, solidale con la rivolta scoppiata nel 2011 e trasformatasi poi in conflitto intestino con dimensioni regionali e internazionali. Ad Atmeh Motka si trovava come coordinatore di interventi umanitari per conto dell’organizzazione non governativa francese Acted. In precedenza, aveva lavorato in altri territori di guerra e ad alto rischio, come l’Afghanistan.

Secondo informazioni diffuse in forma confidenziale al momento della sua scomparsa, Motka era stato rapito assieme a un cooperante francese, ma su questo oggi non si hanno conferme.

Emozione a Trieste per la notizia: la zia Chiara è in costante contatto con la madre del giovane appena liberato.

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