L’hotel Lido di Muggia all’asta. “Chiamata” da oltre 2 milioni

La struttura necessita di un radicale ammodernamento. Sopralluoghi effettuati  da imprenditori anche dell’Europa centro-orientale. Offerte entro il 12 novembre
La struttura che ospitava l’hotel e ristorante Lido a Muggia: va all’asta per oltre 2 milioni di euro. Foto Lasorte
La struttura che ospitava l’hotel e ristorante Lido a Muggia: va all’asta per oltre 2 milioni di euro. Foto Lasorte

MUGGIA A due anni dal fallimento, dichiarato nell’ottobre 2018, l’hotel Lido, un vecchio e apprezzato brand dell’ospitalità muggesana, andrà per la prima volta all’asta.

L’albergo-ristorante di via Battisti - come recita l’avviso del curatore Stefano Gropaiz - sarà acquisibile a poco meno di 2,2 milioni di euro: il professionista triestino spera che gli investitori mandino un concreto segnale entro il mezzogiorno di giovedì 12 novembre, il giorno seguente alle 10 scoprirà l’effettivo livello di interesse conseguito dall’hotel. Non sono ammesse offerte più basse del prezzo indicato dalla curatela.

Sono venuti diversi operatori a Muggia per verificare le condizioni della struttura alberghiera, che sorse nel 1954, anno del ritorno di Trieste all’Italia. Alcuni dall’Italia settentrionale, altri dall’Europa centro-orientale: Gropaiz si augura che queste visite si rivelino fruttuose. Ma la vendita non si preannuncia agevole: l’hotel è chiuso dalla Barcolana di due anni fa e le 47 stanze hanno occorrenza di un radicale ammodernamento. Il declino del “Lido” non ha consentito alla famiglia Suraci, già proprietaria dell’edificio alle porte del centro storico muggesano, di finanziare il rinnovo delle camere: non meno di 2 milioni è l’investimento stimato per rimettere “in forma” questo vintage a tre stelle. Dal giorno della chiusura nulla è stato toccato e gli arredi sono ancora al loro posto.

“Il Lido” si erge su cinque piani per una superficie di 3.000 metri quadrati, cui si sommano le metrature esterne relative al cortile e all’orto. L’hotel è inoltre dotato di una spiaggetta dirimpettaia.

La famiglia Suraci, prima di alzare bandiera bianca a fronte dei debiti bancari e dei crediti vantati da Equitalia (650.000 euro), aveva tentato di trasformare l’hotel a conduzione familiare in una casa di riposo. Ma si era trovata di fronte al no espresso dal Municipio muggesano, che, attraverso lo stesso sindaco Laura Marzi, aveva eccepito l’impossibilità di tale riconversione in assenza di una variante al piano regolatore relativa alla destinazione d’uso dell’immobile. Variante comunque preclusa - obiettava il primo cittadino - dalla carenza di pubblico interesse.

L’albergo - aveva raccontato il titolare Giorgio Suraci a Riccardo Tosques del “Piccolo” - soffriva da tempo la depressione imprenditoriale del territorio afferente a Muggia: finita la Fissan, finita la Vitrani... Aveva resistito un po’ meglio il ristorante, equipaggiato per ospitare 250 persone quindi adatto ai banchetti e alle cerimonie. Ed era stato per anni un riferimento della gastronomia ittica triestina.

Piaceva ai politici in maniera trasversale: se la vecchia fede comunista del paese rivierasco aveva favorito l’arrivo di Luigi Longo e di Nilde Iotti, Iacopo Rossini aveva festeggiato la vittoria Dc-Psi del 1989 e Roberto Dipiazza vi aveva organizzato numerosi incontri. Senza contare bei nomi dello spettacolo come Monica Vitti e Ornella Vanoni. —


 

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