«L’Ezit diventi attrattivo per imprese di qualità»
«Quest’area deve diventare un magnete capace di attrarre imprese di qualità e ad alta tecnologia». Stefano Zuban fissa subito l’obiettivo. Imprenditore edile e dirigente della Cna a livello nazionale, 56 anni, è dall’altro giorno il nuovo presidente dell’Ezit - l’Ente per la zona industriale di Trieste, nominato dalla Regione.
Zuban, il contesto non è facile: cosa l’ha indotta ad accettare l’incarico?
Il momento è sicuramente difficile, ma mi spinge quel senso di responsabilità tipico di noi imprenditori, la volontà del rigore, della disciplina.
Quale direzione vuole imboccare per l’ente?
Se non rendiamo competitive le imprese, impoveriamo il territorio. Finalmente grazie a una volontà territoriale seria, si lavora per il manifatturiero e le attività produttive. Una città che consideri tale settore poco importante all’interno del Pil locale, comporta un disequilibrio per il sistema. E io credo invece che quest’area possa rappresentare qualcosa di vendibile.
In che termini?
Facendo uscire le start-up dagli incubatori e attirando capitali anche stranieri. Nel disegno di legge regionale per il rilancio del manifatturiero, con la revisione dei consorzi e dell’Ezit, si parla di marketing internazionale. Basta con i trasferimenti all’estero delle nostre imprese: Trieste deve essere attrattiva per le realtà ad alta tecnologia delle vicine Slovenia e Croazia. Perché, ad esempio, la ditta che produce gli scarichi delle moto che partecipano a MotoGp e Superbike deve essere insediata nella campagna slovena, vicino a Lubiana, invece che a Trieste, dove c’è un porto con potenziali collegamenti, quando esporta il 99% delle proprie merci? Ciò che ci rende commerciali è cosa diamo alle imprese.
Appunto, cosa diamo?
In questo momento, nulla. Solo raddoppi burocratici. Ma il Friuli Venezia Giulia, con il porto di Trieste e i suoi fondali e banchine, è un posto privilegiato per il rilancio dell’attrattività. Un imprenditore dovrebbe pensarci. Devono arrivare imprese di qualità, non si può ipotizzare un’altra Ferriera nel 2014. E ben si sposa il sistema già in essere delle Pmi.
Ci sono però grandi questioni irrisolte. Come quella del Sin e delle bonifiche: tutto fermo a oltre due anni (era il maggio 2012) dalla firma del famoso Accordo di programma con l’ex ministro, ora nella bufera, Corrado Clini.
L’ente finirà la caratterizzazione, seguirà la validazione dei dati da parte dell’Arpa e chissà quando avremo i risultati. L’altra volta c’erano voluti due anni, ma sono sicuro saranno più rapidi. In ogni caso, dobbiamo ragionare fuori dai vincoli: se ci piangiamo addosso non superiamo di sicuro i problemi. Per arrivare all’analisi del rischio, ci vuole un’impresa che si insedia: se no, nessuno metterà i soldi. Privi di attività di infrastrutturazione e manifatturiere, non risolviamo. Le zone industriali sono posti che servono a creare il nostro benessere: senza le raffinerie, la metallurgia, l’industrializzazione nel dopoguerra, per le quali abbiamo pagato il prezzo dell’inquinamento, non saremmo il Paese che siamo oggi.
Altro tema in Ezit: i lavori all’ex Olcese partiranno allora a inizio 2015 come annunciato dal suo predecessore Dario Bruni?
Sono stato io, quattro anni fa, a spingere per l’acquisto. Parlando con la politica bisogna accelerare, avviando la ripresa per lo sviluppo. Le istituzioni devono stare al fianco degli stakeholder, i quali vanno in qualsiasi parte del mondo dove vi sia attrattiva economica. Bisogna fare massa critica tutti assieme, anche con l’Autorità portuale. Dobbiamo renderci conto dei tempi di risposta del mondo e di quelli del territorio: qui sono sempre tutti un po’ arroccati. Sarà necessario anche capire, ad esempio, cosa vuole fare ora Teseco, in modo propositivo.
Cosa cambierà, nel concreto, per l’Ezit con la revisione prevista dalla Regione?
Nulla di fastidioso per le imprese. L’Ezit manterrà la sua autonomia e ci saranno enormi agevolazioni sulla riduzione delle tempistiche, una minore burocrazia e più risorse per le aziende. E penso a zone attrezzate nell’area da mettere gratuitamente a disposizione di nuove realtà per 4-5 anni.
In estate i dipendenti, preoccupati dalle voci sulle intenzioni della Regione, avevano scritto alla stessa per avere chiarimenti sul loro futuro: lei può rassicurarli?
Sono dipendenti equiparati ai regionali. Possono stare assolutamente tranquilli. Con i beni immobiliari dell’Ezit, sono stragarantiti.
La flessione, negli ultimi anni, del numero di aziende insediate è figlia solo della crisi?
No, è figlia della politica di far scappare le aziende e del poco rispetto dei triestini verso il manifatturiero, con comitati che dicono sempre di “no” a tutto.
Si aspettava la chiamata della Regione?
Pensavo che le mie idee fossero troppo aggressive e decise. Invece...
Politicamente lei è vicino al centrosinistra: ciò ha contribuito alla nomina?
Senza dubbio, ma io faccio l’imprenditore e il dirigente Cna. Ritengo sia ininfluente, in questo ruolo, per chi si vota. Il mio nome, all’epoca, per il cda Ezit (due mandati fa, ndr) venne fatto dalla Camera di commercio, all’unanimità, così come fui scelto per il ruolo di vicepresidente sempre in maniera unanime.
Cosa pensa dell’idea di Cosolini sull’Area metropolitana giuliana con competenze dell’Ezit inglobate da un soggetto di area vasta?
È molto interessante. Il sindaco sta facendo uno sforzo per creare interesse attorno a questa città, come sul fronte della cultura. Dobbiamo vendere il modello Trieste, cosa che negli anni passati non è stata fatta bene a causa delle divisioni politiche.
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