L’ex Ospedale militare rinasce come campus FOTO

«Stiamo restituendo alla città un edificio chiave per la sua identità attraverso un recupero eccezionale». Il rettore dell'ateneo di Trieste Maurizio Fermeglia non ha nascosto l'emozione nell'inaugurare la nuova veste dell'ex Ospedale militare, ieri mattina nella cappella della Casa del comandante. Affiancato dai protagonisti della lunga impresa del restauro (iniziata nel 2002), finalmente il rettore ha potuto aprire le porte del futuro campus dell'università di Trieste. Una residenza di altissimo livello che ospiterà studenti e ricercatori provenienti da tutta Europa.
Il primo a parlare è stato il dottor Roberto Natali, ovvero colui che alla fine degli anni Ottanta, in veste di colonnello direttore, dovette chiudere per l'ultima volta il cancello dell'Ospedale militare: «Questo complesso ne ha viste di tutti i colori, e intendo bandiere - ha detto -: Austria, Italia, Germania, Jugoslavia, l'Union Jack britannica e poi ancora l'Italia».
Tanti gli episodi legati alla sua storia: ad esempio quando il cadavere di Guglielmo Oberdan fu lì sottoposto ad autopsia, «lo decapitarono e la sua testa non fu mai più ritrovata». Oppure quando gli inglesi, che ne fecero il loro ospedale durante il Gma, trasformarono l'ultimo piano in un vero e proprio pub con tanto di spine da birra. Nadali ebbe l'onore e l'onere di chiuderlo nel 1988 e per decenni il palazzo restò una presenza spettrale in mezzo alla città.
Nel 2002 l'università pensò di cogliere l'occasione del restauro grazie a un concorso indetto dal governo, e lo poté fare grazie ai capitali da subito stanziati dalla Fondazione CRTrieste: «Il rettore di allora venne da me per chiedere il nostro aiuto - ha raccontato il presidente Massimo Paniccia - e noi capimmo subito che si trattava di un'occasione imperdibile per la città: stanziammo quattro milioni praticamente in giornata».
Da allora a oggi è passata un bel po' d'acqua sotto i ponti e l'ex Ospedale ha subito non poche traversie. Determinante è stato il contributo dell'ingegner Pierpaolo Ferrante che ha diretto il cantiere dando all'edificio il suo assetto attuale assieme alle ditte e alle maestranze che vi hanno lavorato: «C'è voluta una certa incoscienza e propensione alle sfide per accettare l'incarico - ha detto Ferrante -. Ma oggi portiamo a compimento un progetto il cui senso è il rispetto». Rispetto per la struttura e la sua storia, ma anche per l'ambiente: «L'uso di lampade led e neon, l'isolamento termico, i sistemi di recupero dell'acqua piovana fanno risparmiare all'edificio il 30% dell'energia». Il tutto con un cantiere che è finito per costare 16 milioni invece dei 18 che un intervento simile richiederebbe oggi. Sono seguiti i saluti del sindaco, della presidente provinciale, della Regione e di altri protagonisti dell'inaugurazione. L'ex Ospedale sarà visitabile oggi e domani nell'ambito delle giornate di primavera del Fai.
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