«L’ex Jugoslavia con l’Ue diventi un’area d’incontro»
Per l’ambasciatore Minasi Bruxelles può disinnescare il dualismo nella regione tra Usa e Russia. «Gli accordi di Dayton vanno rivisti». «In Kosovo Europa decisiva»
SARAJEVO. Europa, Europa, fortissimamente Europa: è questo il messaggio che giunge forte dai Balcani occidentali. Se ne fa interprete l’ambasciatore italiano in Bosnia-Erzegovina Nicola Minasi che testimonia anche la grande voglia di Italia che si respira a Sarajevo, dove si impara l’italiano e dove l’Italia è il secondo partner commerciale. Minasi sarà a Trieste domani a “Link Premio Lucchetta-incontra” per partecipare alle 18 all’incontro “Balcani, l’eterna polveriera”.
Martedì il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso la sua contrarietà all’allargamento a Est dell’Unione europea. Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker gli ha risposto che così facendo si corre il rischio di un’altra guerra. Come valuta lei queste posizioni dal suo osservatorio privilegiato?
Sono posizioni che fanno parte del dibattito necessario per decidere la direzione dell’allargamento e credo siano due modi di vedere lo stesso problema.
Ossia?
Da una parte allargare l’Unione europea impone una trasformazione interna e questo è già stato riconosciuto dalla Commissione nella strategia per i Balcani occidentali lanciata a febbraio e dall’altra solo la prospettiva europea può procurare un futuro periodo di pace e prosperità alla regione. Ora bisogna trovare la sintesi di queste posizioni.
Mentre l’Europa discute la Russia e gli Stati Uniti danno vita a una sorta di “guerra fredda” nei Balcani, i primi armano la Serbia e acquistano il colosso agroalimentare Agrokor in Croazia, i secondi garantiscono tramite Israele gli F-16 a Zagabria. Quali gli sviluppi?
Tutti questi interessi dimostrano la centralità dei Balcani anche nei rapporti con l’Unione europea, arrivano anche investimenti da altre regioni del mondo (Cina, Turchia ndr.). Questa è la prova che l’aspetto più importante è la visione generale che si ha per questa regione. La prospettiva dell’integrazione europea può essere positiva per tutti, per creare un nuovo spazio di crescita in cui tutti possano trovare occasione per contribuire allo sviluppo economico. C’è grande spazio quindi per la crescita economica, ma anche per il dialogo politico.
Improvvisamente sembra che le grandi potenze abbiano riscoperto che i Balcani sono la porta verso il Medio Oriente...
Tutto questo nasce dalla storia, ma non deve essere visto come un confine, ma di nuovo come un’opportunità. Del resto i Balcani sono storicamente un luogo d’incontro tra aree e culture diverse ma il messaggio dell’Unione europea, e lo dimostra lo stesso percorso dell’integrazione comunitaria, è che la diversità non è un limite ma può essere un’occasione d’incontro.
Parlando di allargamento a Est, la Serbia nel suo processo di adesione ha un enorme problema che si chiama Kosovo. Riuscirà a superarlo?
È proprio qui che l’Europa può fare la differenza e lo dimostra anche il grande impegno personale dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini che è molto presente nella regione dove l’esperienza europea può vermante apportare una capacità di dialogo che è assolutamente necessaria.
Ma appena sembra che le due parti, ossia Belgrado e Pristina, si stiano avvicinando succede qualcosa che destabilizza nuovamente la regione. C’è qualcuno che sta remando contro?
Come in tutte le situazioni in cui sono necessarie scelte importanti, ogni Paese ha una dinamica interna complessa con chi ha intersse alla costruzione e con chi invece resiste. Tutto questo fa parte dello scenario e l’importanza della presenza europea è che può creare quel contesto, con incentivi di lungo periodo, che può incoraggiare un’accordo per una prospettiva positiva per entrambe le parti.
Sarà possibile una Serbia in Europa ma non nella Nato?
Su questo c’è un grande dibattito in corso e in fondo si tratta certamente di una scelta dei Paesi interessati. I due processi non devono necessariamente coincidere. La decisione va lasciata ai singoli Parlamenti.
Gli accordi di Dayton stanno dimostrando una certa inadeguatezza in questi tempi, furono sottoscritti nel 1995 per estinguere la guerra nell’ex Jugoslavia. Vanno cambiati?
Sono stati un passaggio eccellente per porre fine alla guerra degli anni Novanta, ma sin dall’inizio sono stati pensati come una ragione transitoria. La loro inadeguatezza è stata riconosciuta anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e quindi è chiaro che nell’ambito dell’integrazione europea Dayton andrà aggiornato e superato. È una delle grandi questioni in discussione per questa regione.
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