L’ex assessore a capo di Gorizia 3.0 «Il senso unico in Corso Italia va smantellato»

Antonio Devetag: «Il boulevard è diventato un budello» E attacca: «I cittadini messi davanti al fatto compiuto»
Francesco Fain

GORIZIA È stato assessore alla Cultura in giunte di centrodestra. E, oggi, è uno dei più strenui oppositori di quest’amministrazione comunale, pur non sedendo in Consiglio comunale. Antonio Devetag è il leader dell’associazione Gorizia 3.0 e ha preso parte, assieme a Rossella Dosso e Luca Michelutti del medesimo sodalizio, ai lavori della commissione presieduta da Sergio Cosma. E ha ribadito il suo “no” alla nuova disciplina del traffico. «Dopo quasi un anno ancora non capiamo il senso di questo stravolgimento della principale arteria goriziana che ha avuto l’effetto di ridurre a un budello angusto un viale arioso e bello che fu costruito sull’impronta dei boulevard francesi e che costituiva il benvenuto e l’arrivederci a quella che in tempi remoti veniva chiamata Nizza dell’Austria», la premessa di Devetag.

Che non è andato giù tenero. «Di imperio e senza una discussione in consiglio comunale, è stata decisa la trasformazione del viale a doppio senso in senso unico, realizzando in breve tempo un progetto che per la sua palese inutilità, per la sua irragionevole forzatura, per la sua disarmonia ha suscitato immediatamente lo sconcerto dei goriziani, di cui si fatto portavoce il comitato creato da Rossella Dosso, Luca Michelutti e Giulia Roldo: 2108 sono stale le firme certificate e raccolte. Sono tante e testimoniano il disagio e l’ira dei goriziani, come del resto il sondaggio condotto da “Il Piccolo”, che ha confermato il trend della petizione. Per cui non si capisce quale possa essere la “maggioranza” che dovrebbe uscire da questa commissione. C’è qualche associazione che porta gli interessi controfirmati di oltre 2.100 persone?». 

Gorizia 3.0, ha rimarcato Devetag, «si è fatta portavoce di questo disagio, affermando alcuni principi che sono il vademecum della buona amministrazione. Chi ha fatto il danno, lo ripari: l’operazione portata avanti da questa amministrazione è scandalosa tanto che assistiamo (l’ultima commissione ne è stata la prova) a una marcia indietro precipitosa e dovuta alle tante proteste dei cittadini. È palese che si tenterà di aggiustare un po’ il tiro: un colpo al cerchio e uno alla botte, senza un ragionamento generale sulla viabilità goriziana che proprio questo senso unico ha reso ancora più disastrata».

Altro appello senza mediazioni: «Chi ha fatto il danno provveda a ripararlo, riportando il corso Italia allo status originario. L’amministrazione comunale di Gorizia provveda poiché dispone delle forze umane e dei mezzi finanziari per ovviare al pastrocchio compiuto. Riteniamo scandaloso mettere la cittadinanza davanti al fatto compiuto, un errore grave per poi ribaltare il problema su associazioni o stakeholders. Ma il primo stakeholder di questo problema è il sindaco, la sua giunta e lo staff che ha progettato il senso unico».

Ed ecco l’elenco delle richieste di Gorizia 3.0: elaborare un Piano del traffico che tenga conto dei futuri sviluppo urbano in rapporto con l’area goriziana; discutere il nuovo Put in Consiglio comunale tenendo conto dell’opinione dei cittadini, dei commercianti, degli esercenti di Gorizia». Ma, soprattutto, l’auspicio che diventa un invito è quello di riportare, in via prioritaria, corso Italia alla viabilità originaria», smantellando il senso unico.

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