L’Europa gela l’Italia «Non può impedire le coltivazioni ogm»

Sentenza della Corte di giustizia collegata al caso Fidenato in Fvg. Governo e Regione ribattono: «Qui c’è il divieto. E non si cambia»
Colloredo di MA 07 settembre 2014 semna ogm Foto Press - Massimo Turco
Colloredo di MA 07 settembre 2014 semna ogm Foto Press - Massimo Turco

TRIESTE . La Corte di giustizia europea bacchetta l’Italia sugli ogm, partendo da un caso “Made in Friuli Venezia Giulia”. Tanto i coltivatori italiani quanto il governo e la Regione Fvg, però, assicurano che la coltivazione di piante geneticamente modificate è vietata e tale resterà. La sentenza, emessa ieri, parte dalla vicenda di Giorgio Fidenato, l’agricoltore che nel 2014 piantò mais ogm e fu perseguito penalmente per aver violato un decreto interministeriale che ne vietava la coltivazione. I giuristi europei hanno stabilito che, qualora non sia accertato che un prodotto geneticamente modificato possa comportare un grave rischio per la salute umana, degli animali o per l’ambiente, né la Commissione né gli Stati membri hanno la facoltà di adottare misure di emergenza quali il divieto della coltivazione, come fece l’Italia nel 2013. Quel decreto, afferma in sostanza la Corte, non era legittimo perché il “principio di precauzione” deve basarsi sulla certezza dell’esistenza del rischio, altrimenti non permette di eludere o di modificare le disposizioni previste per gli alimenti geneticamente modificati.


Ma la posizione della Corte non convince tutti. In seguito a una direttiva approvata nel 2015, infatti, i Paesi membri possono vietare la semina di Ogm anche se autorizzata a livello Ue: l’Italia è tra i 17 Stati membri che hanno scelto questa possibilità. Lo ricorda la Coldiretti, il cui presidente Roberto Moncalvo aggiunge: «Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del “Made in Italy”». La sigla sottolinea poi che «quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) si oppongono oggi al biotech nei campi che in Italia è giustamente vietato in forma strutturale dalla nuova normativa». Sulla stessa linea anche il presidente regionale dell’associazione, Dario Ermacora. E pure la Regione Fvg. L’assessore alle politiche agricole Cristiano Shaurli dichiara: «In Italia le coltivazioni Ogm sono e restano vietate. Le battaglie individuali e attualmente anacronistiche sono argomenti che non possono riguardare gli interessi generali di una regione. La sentenza della Corte di giustizia europea, riguardante il singolo caso – che tra l’altro aveva risvolti di tipo penale – dell’agricoltore friulano, fa riferimento a norme abbondantemente superate dalla legislazione vigente». L’assessore ricorda ancora che l’Italia è fra i Paesi che «hanno richiesto e ottenuto l’esclusione dal loro territorio della coltivazione di sei varietà di mais, fra cui il Mon810». Le battaglie giudiziarie compiute dall’agricoltore Fidenato, conclude Shaurli, «si rivelano ora anacronistiche poiché fanno riferimento ad uno scenario che in questo momento è totalmente diverso. In Italia la coltivazione di mais Ogm è vietata. Finché questo orientamento non cambierà, nessuno potrà piantare mais transgenico in Friuli Venezia Giulia».

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Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia coglie la palla al balzo per tracciare un quadro a tinte fosche del futuro italiano, «schiavo delle multinazionali»: «Sulla base di questa sentenza i consumatori saranno ridotti a vere e proprie cavie, sulle quali sperimentare se gli Ogm fanno male o no. Per contrastare tale pericolosa assurdità mi auguro nasca un vasto movimento di popolo, composto da tutti coloro che hanno a cuore il valore della biodiversità e delle produzioni agricole tipiche». Incalza ancora Zaia: «Un grave assist alle multinazionali in un quadro generale nel quale il mondo scientifico è spaccato in due, tra chi valuta non pericolosi i prodotti geneticamente modificati e chi invece ne asserisce la rischiosità. Gravissimo è il danno che ne riceveranno l’Italia e il Veneto, rispettivamente con quattromilacinquecento e 350 prodotti tipici di alta qualità, che rischiano di essere spazzati via». Il presidente del Veneto auspica dunque un movimento di popolo, dicendo che «questa è l’Europa che non ci piace».

L’attacco di Zaia non piace al ministro alle politiche agricole Maurizio Martina, che spiega: «Il governatore Zaia dovrebbe sapere che non potranno essere coltivati Ogm in Italia. Grazie al lavoro fatto dal 2014 siamo riusciti ad ottenere nuove norme europee che consentono legittimamente agli Stati di vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati. Cosa che l’Italia ha già fatto. È un risultato importante a tutela del nostro patrimonio unico di biodiversità».


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Sul tema intervengono anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Agricoltura di Camera e Senato: «Con questa sentenza viene calpestato il principio di precauzione, uno degli strumenti pilastro in difesa dell’ambiente e della salute dei Paesi membri e baluardo della normativa Ue contro i trattati di libero scambio come Ceta e Ttip». Spiegano ancora i parlamentari che «dal punto di vista operativo e legislativo non cambia nulla» per le ragioni sopra espresse, ma che la sentenza «ha dimostrato come sia pericoloso affidarsi al solo principio di precauzione, che per l’Unione europea è un concetto troppo labile, come abbiamo da sempre segnalato nelle nostre mozioni, interrogazioni e risoluzioni sul tema». Canta vittoria, per le stesse ragioni, l’associazione Luca Coscioni, di cui Fidenato è un iscritto. Scrive la Coscioni in un comunicato: «La decisione della Corte del Lussemburgo sull’atto di disobbedienza civile di Fidenato solleva l’enorme problema politico generale della necessità di porre al centro delle decisioni normative e politiche le evidenze scientifiche». Da adesso in poi, spiega, «non basterà invocare il “principio di precauzione” per proibire, ci vorranno delle evidenze scientifiche. Una decisione potenzialmente rivoluzionaria».
 

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