L’Europa condanna l’Egitto: «Verità su Regeni e liberi Zaki»
BRUXELLES Giulio Regeni e gli altri. Il Parlamento europeo condanna l’Egitto per un deterioramento del rispetto dei diritti umani che continua «ad aggravarsi» all’interno di un Paese però troppo attraente politicamente ed economicamente da evitare ambiguità degli europei nel modo di trattare e comportarsi con il governo del Cairo. Al momento del voto della risoluzione che censura la situazione in atto sull’altra sponda del Mediterreneo, il Partito popolare (Ppe) si sfila, optando per un’astensione «diplomatica» che salva i rapporti con il Paese nordafricano ma getta luci sulla credibilità politica in Europa.
La risoluzione è un atto di accusa. «Le autorità egiziane hanno costantemente ostacolato i progressi nelle indagini e nella ricerca della verità sul rapimento, la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni», recita il testo approvato dall’Aula con 434 voti favorevoli, 49 contrari e 202 astensioni. Compatti gli italiani, con tutte le delegazioni che sostengono il testo e tornano a chiedere verità per lo studente italiano dell'università di Cambridge rapito il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita pochi giorni dopo. Ma i presunti alleati si dimostrano assai meno vicini.
I conservatori europei (Ecr), dove siede Fratelli d’Italia, si astengono. I sovranisti di Identità e democrazia (Id), gruppo della Lega, esprimono voto contrario. Quanto al Ppe, principale gruppo parlamentare, solo 38 dei 187 deputati si schierano dalla parte dei tanti Giulio Regeni d’Egitto. In due votano contro, gli altri si astengono. I socialdemocratici dell’S&D, casa europea del Pd, e i Verdi europei dove si sono sistemati i quattro fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, sono gli unici a non avere defezioni e sostenere le ragioni degli italiani. Anche i liberali (Re) sostengono compatti la risoluzione, che chiede anche la liberazione di Patrick Zaki, il ricercatore e attivista arrestato in Egitto il 7 febbraio 2020.
«Oggi il Parlamento ha detto all’Egitto che vogliamo verità per Giulio Regeni, e che gli assassini vengano consegnati alle autorità italiane», il commento del presidente dell’Eurocamera, David Sassoli. I numeri dicono che l’Europa non vuole «nessun compromesso su verità, giustizia e diritti umani», ma l’atteggiamento del Ppe, famiglia politica della cancelliera tedesca e della presidente della Commissione europea, lascia qualche dubbio. Perciò il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, annuncia di voler portare la questione al Consiglio Affari esteri dell’Ue del 25 gennaio. Questo «permetterà a tutti gli Stati membri di prendere posizione».
L’Italia dunque vuole chiarezza, a iniziare dalla Francia. Il presidente francese nonché leader del partito En Marche!, Emmanuel Macron, ha insignito recentemente il presidente egiziano al-Sisi della legion d’onore. I suoi eurodeputati, votando la risoluzione che condanna il Paese e chi lo guida, sembrano prendere le distanze dal loro leader. —
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