Lettere, perdono e ironia Lella Costa porta la cultura oltre le sbarre del Coroneo
il personaggio
Il concetto è semplice, la molla è potente: la cultura in carcere è necessaria perché può elevare il percorso rieducativo delle persone private della libertà. Su questo sfondo ideale, l’attrice Lella Costa ha aperto come ospite d’onore una rassegna di incontri con grandi personaggi della scena nazionale, nella cornice del corso di scrittura “A tu per tu”, dedicato ai detenuti della casa circondariale di Trieste. Il progetto, che ha preso il via lunedì scorso, è guidato dallo scrittore Pino Roveredo e dalla cooperativa sociale Reset. «Ogni volta che mi viene chiesto di fare qualcosa nelle carceri rispondo di sì, senza esitazioni – svela Costa -. Credo che nelle relazioni, negli incontri e nei linguaggi che si sovrappongono si possa trovare una delle possibili strade per cui il carcere ha un senso. Se esso è recupero e reinserimento, allora tutti gli incontri contano».
L’evento, strutturato in due momenti, ha coinvolto prima la sezione femminile e poi quella maschile. «L’atmosfera generale era bella e intensa- continua l’attrice-. Con le donne c’è stata una riflessione più intima e raccolta. Ad esempio, abbiamo ragionato sulla scrittura delle lettere: è una cosa che non si fa quasi più e che prevede un rapporto diverso con il tempo. Con il tempo della sedimentazione, della scrittura e della ricezione. Trascorsi gli anni, la reinterpretazione delle lettere, soprattutto per noi donne, non è mai uguale. E le parole scelte, mai come in carcere, hanno un peso importante e implicano una forte responsabilità nel pronunciarle». In seguito la riflessione si è spostata sul valore del perdono, sull’ironia e sulle differenze tra uomini e donne. Ma anche sul teatro. Proprio in questi giorni, al Bobbio di Trieste, è andata in scena “Traviata, l’intelligenza del cuore”, una composizione teatrale e musicale scritta da Lella Costa e da Gabriele Vacis, in omaggio a tutte le Traviate del mondo. «Ho cercato di spiegare come un racconto della metà dell’800 possa dare degli spunti anche oggi- puntualizza Costa-. Traviata è anche la storia di un amore mandato all’aria da un intervento esterno, perché qualcuno si mette in mezzo. Ed è qualcosa che tutti noi, a un certo punto della nostra esistenza, in qualche modo viviamo».
I laboratori “A tu per tu” sono condotti da Lucia Vazzoler nella sezione femminile e da Giuliano Caputi in quella maschile, con la supervisione di Pino Roveredo. «La nostra intenzione- spiega lo scrittore- è trasmettere la cultura perché in carcere è salvifica ed essenziale, non è un semplice contorno. Ho pensato a Lella Costa perché conoscevo bene il suo impegno per i diritti e per la parità di genere. E poi… è una che scrive maledettamente bene!». —
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