Lettere da Roma e chiarimenti, braccio di ferro sulla cabinovia di Trieste: «C’è lo stop in Porto Vecchio»
TRIESTE «Si chiede al Comune di fornire tempestivi chiarimenti sui motivi per cui non è stata adeguatamente approfondita l’ipotesi di sostituzione della tratta della cabinovia lungo Asse Natura potenziando la viabilità su terra già esistente, al fine di garantire la tutela dell’ambito monumentale del Porto vecchio». Questo sollecito firmato il 5 febbraio scorso da Luigi La Rocca, soprintendente speciale per il Pnrr, e esibito nel corso di una conferenza stampa dal vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo, consigliere regionale del Pd, evidenzia «come non ci sia trasparenza da parte del Comune – così Russo – e che si continuino a minimizzare le situazioni». Per l’esponente dem il Comune «non ha fornito proposte alternative a quelle insuperabili criticità che erano state già indicate dai Comitato tecnico scientifici per le Belle Arti e per il Paesaggio a piloni, cabine, stazioni in Porto vecchio».
Tram irrealizzabile
In quel contesto si proponeva come alternativa un tram che collegasse il punto di arrivo della cabinovia in città con il vecchio scalo. Secondo la ricostruzione di Russo, il direttore del Dipartimento pianificazione e lavori pubblici Giulio Bernetti avrebbe risposto che «non è possibile realizzare un tram, che non ci sono le condizioni».
Una posizione confermata pochi giorni fa anche dall’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, che aveva ribadito come «non ci sarà alcuna interlocuzione con il ministero su possibili opere alternative, perché non esistono opere alternative. Il Comune, su questo progetto, andrà avanti».
Sentenza finale
Per Russo, invece, quella arrivata da Roma è una «sentenza finale sull’opera: cosa aspettano a dire come stanno le cose? Cosa li spinge a tenere in piedi un progetto che raccoglie un niet così forte?». E aggiunge: «Non vorrei attendessero le europee per poi dire che l’ovovia è stata un errore e che così come progettata non si farà».
I 62 milioni in ballo
In ballo ci sono i 62 milioni del Pnrr «che nessun direttore generale – constata – erogherà per il progetto della cabinovia con tutti quei pareri negativi». Per non «rischiare di perdere quei fondi – sostiene Russo – serve la volontà politica di riconoscere che il progetto va cambiato, e poi bisogna andare a Roma e aprire una rinegoziazione, cercando un’alternativa che consenta di mantenere quelle importanti risorse». Se così avvenisse, il consigliere regionale di opposizione, che siede anche sui banchi di quello comunale, si dichiara «disponibile a dare una mano, a collaborare con il sindaco e il centrodestra».
La replica di Bertoli
Va precisato che dopo la missiva del Soprintendente speciale al Pnrr, il Comune ha dato la sua disponibilità a fornire dei chiarimenti e i tecnici comunali – senza avere a fianco alcun rappresentante politico –, con in testa lo stesso Bernetti, si sono recati nella capitale per dare degli aggiornamenti. Dettagli tecnici sui quali l’assessore al Project financing Everest Bertoli ha preferito non entrare nel merito, limitandosi ad assicurare come «ci sono stati riunioni nel corso delle quali sono state fornite delle risposte». In merito a quanto riferito da Russo, invece, Bertoli non si risparmia: «Non capisco se ci è o ci fa – commenta –: esibisce documenti dell’età dei dinosauri».
«Ad oggi – aggiunge – sulla realizzazione della cabinovia, in tutte le sue tratte, non è stato espresso alcun parere negativo: se Russo è in possesso di documenti o ha avuto informazioni riservate che attestino il parere negativo, sarebbe curioso sapere quando e da chi le ha ricevute».
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