Lettera da Roma sulla cabinovia di Trieste, Russo attacca: «Niente fondi Pnrr, non si farà»
Il consigliere regionale dem svela la missiva conseguente la Valutazione di incidenza ambientale
e il procedimento sulla cabinovia. In ballo 62 milioni, verso un tavolo al Mit per capire come procedere
«L’intervento non può avere accesso alle risorse del Pnrr». Francesco Russo invita nel suo studio in piazza Oberdan e mostra una missiva che lo scorso 11 settembre il ministero delle Infrastrutture avrebbe inviato al Comune di Trieste. Il responso arriva senza mezzi termini.
«L’intervento» della cabinovia «non può avere accesso alle risorse del Pnrr», scrive il Mit nella lettera in questione, convocando una riunione a Roma giovedì prossimo per «verificare le possibilità di finanziamenti con risorse statali».
L’ovovia ha perso i fondi dell’Europa
«È finita, la giunta Dipiazza ha perso i fondi: la cabinovia non si farà più». Il consigliere dem stringe tra le mani una copia della lettera – una fotografia dello schermo di un computer in cui appare la Pec del Mit, ricevuta da Russo tramite «fonti romane», dichiara – e ne ricostruisce l’antefatto. «La partita del Pnrr – sostiene – è definitivamente chiusa».
La lettera del 22 luglio
La lettera parte da una nota con cui il 22 luglio scorso l’Unità di Missione del Pnrr comunicava al Mit di «criticità inerenti – riporta il documento – l’attuazione dell’intervento nell’ambito Pnrr» (che finanzia la cabinovia con 48,7 milioni sui 62 complessivi) in quanto «per tale intervento la Vinca di II livello ha avuto esito negativo, benché la fase di III livello sia risultata positiva».
La Valutazione di incidenza ambientale
Il testo fa riferimento alla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), propedeutica alla Variante al Piano regolatore per la realizzazione del tratto di risalita sull’area protetta del Bosco Bovedo, la quale richiederebbe precise deroghe possibili solo in presenza di misure atte a compensare i danni che la cabinovia – se realizzata – apporterebbe a flora e fauna del sito Natura 2000. Misure a suo tempo richieste al Comune dopo una prima valutazione (II livello) negativa, poi accolte in fase successiva (III livello) dalla giunta regionale con delibera del 29 maggio scorso, approvata all’unanimità ma riscritta subito dopo.
Il procedimento viziato
All’epoca infatti il Tar aveva evidenziato come il procedimento seguito dalla Regione fosse «viziato» dal fatto che l’ente avesse concesso le deroghe ambientali nella Vinca di II livello, e invece valutato solo nella Vinca di III livello sia l’impatto della cabinovia sul Bovedo quanto le alternative progettuali che il Comune avrebbe dovuto indicare.
La magistratura aveva così annullato la deroga e assegnato alla Regione la facoltà di decidere se riaprire il II livello dell’iter o modificare il III. L’Avvocatura regionale aveva optato per la seconda opzione. Il 7 giugno la giunta aveva così riapprovato la delibera ma con una serie di modifiche al testo originario, recependo le deroghe alle opere in area Natura 2000 contenute nella Vinca di II livello. A quel punto la palla era passata a Roma, da dove si attendeva il parere del ministero dell’Ambiente per chiudere la pratica di Valutazione ambientale strategica (Vas) della cabinovia, quindi procedere con l’approvazione della Variante al piano regolatore.
Il parere negativo dell’Unità di Missione
Il 22 luglio, stando al documento mostrato da Russo, arriva però un primo parere negativo, non dal Mase ma dall’Unità di Missione del Pnrr, che in una nota al Mit evidenziava come i progetti rientranti nella deroga di Vinca di III livello (e quindi già valutati negativamente al II livello) «non soddisfano i criteri del Pnrr per la biodiversità e non sono quindi allineati alla tassonomia».
Vincoli ambientali da rispettare
Il 3 settembre il sindaco Roberto Dipiazza e il dirigente Giulio Bernetti vanno a Roma per incontrare il responsabile al Pnrr del Mit. Otto giorni dopo, «l’11 settembre – riferisce Russo, mostrando la missiva – il Mit notifica al Comune che l’ovovia non può avere accesso alle risorse del Pnrr». Quindi, «il governo, come abbiamo più volte sostenuto – sintetizza il dem – appura che ci sono vincoli ambientali che vanno rispettati, e senza i quali i fondi non sono erogabili dall’Europa, cosa che anche la Regione ha provato a ignorare».
La partita del Pnrr è chiusa
Sempre nella missiva romana viene peraltro richiesto di «rimodulare il programma di interventi» e altresì di «valutare nel rispetto della normativa nazionale ed europea la possibilità di diverse forme di finanziamento». In altre parole, «la partita del Pnrr – afferma Russo – è definitivamente chiusa e la giunta Dipiazza ha perso il più grande finanziamento ottenuto dalla città negli ultimi trent’anni: abbia il coraggio, per trasparenza, di ammettere che l’ovovia non si farà».
La riunione a Roma
Cosa accade adesso? Giovedì prossimo il Mit avrebbe convocato una riunione nella sede di via Caraci a Roma per «verificare la possibilità di finanziare l’intervento con risorse statali», con la partecipazione anche del Mase «ai fini dell’ammissibilità ambientale» e dell’Unità di Missione del Pnrr. «In caso di indisponibilità per la data sopra indicata – conclude la comunicazione ministeriale – si propone come alternativa il primo ottobre».
L’ipotesi finanziamento statale
A quel punto per l’esponente di opposizione si apriranno due possibilità. La prima, sostiene Russo, vedrebbe il Comune «tentare di chiedere soldi al governo»: un’ipotesi «poco percorribile», visto che «il governo – osserva il dem – non trova neanche le coperture per questa legge di Bilancio e difficilmente le troverebbe per un’ovovia che ha ancora il parere negativo del ministero della Cultura e ricorsi pendenti».
La via del mutuo regionale
Oppure, «si tenterà – ipotizza – di esplorare la via di un mutuo regionale, ovvero far pagare ai cittadini il costo di un progetto che non vogliono»: in questo secondo caso il dem si dice pronto a «chiedere nuovamente il referendum» e «scendere in piazza, assieme a migliaia di cittadini, anche per ricordare – afferma Russo – cosa si può davvero fare per la comunità con 62 milioni».
Il documento non diffuso
Le prossime mosse saranno «decisive». «La cosa grave – sottolinea – è che sindaco e giunta hanno scelto di nascondere il documento che il ministero ha inviato ormai giorni fa, esattamente come fecero l’anno scorso quando dovetti chiedere un accesso agli atti per scoprire che il Mic aveva dato parere negativo proponendo, in alternativa, una “metropolitana leggera”: se avessero ascoltato quel parere, oggi – afferma – quei soldi ci sarebbero ancora».
Il parere fermo
Il parere di Russo è fermo mentre ripercorre tappe e complessità di un iter che in questi anni ha visto un’importante partecipazione civile, raccolte firme, pareri di esperti «puntualmente ignorati dall’amministrazione: sempre contrari al referendum per sapere cosa ne pensano davvero i cittadini, fino all’ultimo hanno temuto la trasparenza». E adesso, «per quel pezzo di futuro – conclude Russo – è troppo tardi».
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