L’eterna giovinezza? Non è del cervello

La fascinazione per la longevità e l’immortalità ha accompagnato tutta la storia della cultura umana, traducendosi nell'invocazione di dèi favorevoli o nella ricerca di fonti della giovinezza di ogni sorta. Oggi è invece la scienza a mostrare le ipotesi di un futuro "eternamente giovane", ma anche le sue criticità. Ne ha parlato Mauro Giacca, biologo molecolare e direttore dell'Icgeb, alla Sissa nel primo dei “colloquia” organizzati per quest’anno e intitolato "Forever young? Scoperte scientifiche e questioni etiche sull'eterna giovinezza".
Se sappiamo che la morte dell'essere umano costituisce un vantaggio evolutivo per la specie a fronte della trasmissione dei geni che ne deriva, non sappiamo ancora perché vi sia un'aspettativa di vita fissata secondo un orologio dalle lancette granitiche. «Neanche in un mondo perfetto, senza incidenti né malattie, potremmo vivere per sempre. Esiste un massimo di aspettativa di vita per ciascuna specie, come se vi fosse una sorta di orologio di cui non sappiamo ancora nulla», ha spiegato Giacca. Ignote dunque le ragioni dell'invecchiamento, abbiamo iniziato a comprendere alcuni suoi meccanismi, e in che modo i geni e le molecole nell'organismo ne modulino l'inarrestabile processo. «Produciamo delle sostanze tossiche legate all'ossigeno che danneggiano il nostro Dna, ad esempio, sappiamo poi che le cellule morte non possono essere riparate o rigenerate». Sono state però osservate mutazioni genetiche che allungano la vita in topi, vermi, mosche e scimmie: «Alcuni di questi animali hanno la capacità di vivere molto più a lungo grazie a due caratteristiche: l'essere estremamente piccoli di stazza e l'avere delle disfunzioni metaboliche». Si è scoperto che il miglior modo per vivere più a lungo è la restrizione calorica: «Mangiare il 70% di ciò che dovremmo mangiare. Dopo una prima fase di crisi, il corpo si adatterebbe diventando più resistente ai fattori di stress esterni, meno soggetto a malattie e tumori».
Meno felici ma più longevi, ha commentato Giacca, assunto buono per descrivere i diversi metodi per prevenire la vecchiaia e allontanare la morte: «Possiamo seguire terapie anti-ageing, mangiare meno e meglio o assumere sostanze come gli anti-ossidanti, l'aspirina o il resveratrolo, proveniente dalla buccia dell'uva con cui si produce il vino rosso». Possiamo anche far riparare buona parte dei nostri organi. Tutti tranne uno: il cervello. La domanda dunque è: siamo sicuri di volerlo fare? «Le malattie neurodegenerative affliggono gran parte della popolazione mondiale e a oggi la ricerca non ha trovato metodi di ringiovanimento o ricostruzione del cervello. Vogliamo davvero rallentare l'invecchiamento del corpo e correre il rischio di creare una società di persone sane e longeve ma dementi?»
Vanessa Maggi
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