L’esposto di Piredda&Cattarini: «A Monfalcone ridotti gli spazi di democrazia»

L’insegnante accusato di aver istigato diffamazioni social contro il sindaco annuncia con il legale-dem una contro-querela da presentare in Procura

MONFALCONE. Una denuncia tira l’altra. Alla querela depositata in Procura dalla sindaca Anna Maria Cisint per difendersi «dai post diffamatori pubblicati via Facebook sul mio conto», l’opposizione risponde con un altro esposto. Pare insomma dover continuare in un’aula del Tribunale la bufera politica scatenatasi sulla piazza virtuale dei social e finita, il 9 dicembre scorso, in Consiglio comunale.

In assise la sindaca aveva annunciato l’azione presa nei confronti di chi la sbeffeggia sui social «istigato», secondo l’accusa, dall’insegnante Stefano Piredda. Botta e risposta. Quest’ultimo fin da subito non le aveva mandate a dire. Già assessore comunale ai tempi della giunta Pizzolitto, il prof. aveva annunciato che si sarebbe riservato di adire le vie legali. Ma adesso dalle parole si passa ai fatti.

L’annuncio del contro-attacco ha assunto i toni ufficiali ieri al Brocante, nel corso di una conferenza stampa gestita insieme all’avvocato Riccardo Cattarini (secondo le voci papabile candidato a sindaco-dem, ndr) cui in questa fase compete l’aspetto tecnico della vicenda: «Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica di Gorizia affinché il Tribunale decida se si tratti di un atto di violenza querelare delle persone solo perché hanno espresso la propria opinione. Questa riduzione degli spazi di democrazia ha oltrepassato la misura diventando intollerabile. Non si può occupare il Consiglio comunale per fatti riguardanti la persona che è “cosa” diversa dal Comune, nel senso che non lo incarna, anzi: un sindaco è tenuto a rappresentare tutti i cittadini». ù

Il punto non è «creare un caso- Piredda ma rivendicare che esiste un caso-Monfalcone» prende la parola l’insegnante. «Ciò che mi preme è che la sindaca, lungi dal rappresentare tutti i cittadini, cerchi di zittire l’opposizione reprimendo la libertà di espressione che invece è un diritto costituzionale. Lo fa impegnando il Consiglio comunale e di conseguenza le risorse pubbliche. È molto grave che vengano usate per intimidire chi la pensa diversamente». Il nocciolo è politico: «Un conto è cercare di colpire me, che ho gli strumenti per reagire. Altra cosa è colpire me per intimidire tutti gli altri, compreso chi non ha glistrumenti per reagire». In dettaglio, «ci sono dipendenti comunali richiamati dai propri dirigenti e “interrogati” dalla polizia locale dopo la pubblicazione di un post critico nei confronti dell’amministrazione».

Oppure «persone visitate in casa di notte dai vigili in cerca di casi di sovraffollamento. È logico dedurre che le persone si spaventino invece di chiedere se c’è stato un mandato». All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, Paolo Gerin, Graziella Manservigi, Cristiana Morsolin, Stefano Pizzin, Alessandro Saullo e Antonella Venturelli. —


 

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