L’esercito serbo avvisa: «No ai colpi di Stato». Vertice con il governo

BELGRADO Nessuno, nei ranghi delle opposizioni o tra gli “indignados” che scendono in piazza da mesi, ha invocato la prospettiva di conquistare il potere con la violenza, anche se ci sono state tensioni durante l’occupazione della Tv di Stato e l’assedio al palazzo presidenziale. Ma l’esercito, dal nulla, se ne esce con le parole «colpo di Stato», facendo inevitabilmente aumentare il nervosismo in vista della grande manifestazione di sabato annunciata contro il presidente Aleksandar Vučić e il suo governo.
È quanto accaduto in Serbia, dove in molti sono rimasti sconcertati leggendo un comunicato emesso al termine di una riunione dei vertici del ministero della Difesa, in testa il ministro Aleksandar Vulin, e dello Stato maggiore delle forze armate, convocati per discutere dello stato della sicurezza nazionale. «Il messaggio dell'esercito a tutti, nel Paese e all'estero, è che» l’esercito «non è e non sarà uno strumento per il rovesciamento delle autorità legali e legittime in Serbia attraverso l’abbattimento violento dell’ordine costituzionale», recita la prima parte della nota. La seconda, assai meno enigmatica, precisa: «L'esercito serbo, custode della pace e della stabilità, non consentirà alcun tentativo di colpo di Stato e avverte che chiunque dovesse farlo sarà chiamato a risponderne in base alla legge». La nota sottolinea anche che in Kosovo «le sfide alla sicurezza» sono cresciute dopo l’introduzione dei dazi e la creazione dell’esercito di Pristina, Belgrado monitora «con attenzione».
Il senso della nota? Qualche spiegazione è giunta proprio dal “falco” Vulin, intervenuto alla Tv privata Pink. È stato un «messaggio a chiunque vorrebbe che la Serbia fosse un posto insicuro e instabile, a tutti quanti dicono che l’esercito dovrebbe far cadere un governo terroristico», che chiedono «alle forze armate di unirsi a questi o a quei manifestanti». «Tutti devono sapere che l’esercito rispetterà solo Costituzione e leggi», ha aggiunto.
In precedenza ha reagito il Sindacato dell’esercito serbo, che ha ricordato che compito delle forze armate è «difendere il Paese da minacce esterne e non dal suo popolo». E ha assicurato che, malgrado ci siano militari delusi dal lavoro del ministro, non per questo stanno pianificando golpe. Molto meno critico l’ex ministro della Difesa, Dragan Sutanovac, che al portale Talas ha detto di credere che il messaggio dell’esercito non fosse rivolto all’opinione pubblica o a chi protesta, ma pensato «per l’estero» e destinato a persone «nell’apparato di sicurezza», con invito obliquo a reagire a non meglio precisate interferenze straniere.
Provocazione o meno, la tensione in vista di sabato sale. Lo confermano le voci riportate dal quotidiano Danas su presunte pressioni sulle imprese di trasporto private affinché non convoglino sulla capitale manifestanti dalla provincia. E gli annunci del tycoon Zeljko Mitrović, boss della Tv filogovernativa Pink, di voler organizzare una sorta di contromanifestazione musicale, peraltro vietata dalla polizia. Intanto resta il mistero su cosa si stia preparando in città per sabato. Mentre per il 19 aprile si annuncia all’opposto la grande manifestazione pro-Vučić. —
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