L’esercito delle quattromila badanti

POLA. Anche se in misura minore rispetto a dieci, quindici anni fa, rimane di una certa consistenza il pendolarismo bimensile in Italia soprattutto nel Friuli Venezia Giulia e nel Veneto, delle badanti del territorio istro quarnerino. Quelle in regole con la legge e con tutti i documenti necessari sono 2.500–3.000, alle quali secondo varie stime, ne vanno aggiunte un migliaio che lavora in nero.
Quindi a conti fatti, circa 4.000 donne, come scrive il quotidiano Glas Istre che sul tema ha dedicato un ampio reportage. Facilmente intuibili i motivi che spingono queste signore, per lo più di mezza età che hanno perso l'occupazione in Croazia o pensionate relativamente giovani ma con una discreta energia ancora da spendere,a cercare un pezzo di pane oltre confine: le ristrettezze economiche e in tanti casi i figli disoccupati a carico.
Rende molto bene l'idea la vicenda della signora Silvana di Pola, che presta servizio presso una famiglia di Padova. Deve badare a un'anziana di 91 anni, a suo figlio 60enne invalido, inchiodato sulla sedia a rotelle e fino a qualche tempo fa al marito poi scomparso.
«Mi alzo alle 5 - dice - e vado a dormire alle 22 e lavoro senza sosta tutto il giorno». «Faccio da mangiare - spiega - lavo, stiro, vado a fare la spesa, vado in farmacia a comperare le medicine, lavo i due assistiti e cambio loro la biancheria anche più volte al giorno, faccio loro compagnia, li consolo, devo continamente parlare con loro perché non potendo uscire di casa si annoiano».
«Questa storia - racconta Silvana - dura già da 15 anni, dal momento che sono rimasta senza lavoro causa il fallimento dell'azienda in cui ero occupata». «Praticamente - dice - ancora mi ero trovata a un bivio: accontentarmi della misera pensione di 130 euro o cercare un po' di fortuna in Italia, come fanno tante donne».
Come badante a Padova, Silvana guadagna 650 euro per 15 giorni, poi trascorre l'altra metà del mese a casa sua e nel frattempo è sostituita da un'altra badante. Altre donne trovano un impiego meno oneroso, anche in questo campo è tutto questione di fortuna.
Comunque le donne istro-quarnerine sono le più gradite pur costando di più rispetto a quelle provenienti da più lontano: parlano bene l'italiano, sono laboriose e preparano da mangiare secondo una cucina praticamente comune.
Come detto la maggioranza di esse si è messa in regola con la legge per cui il datore di lavoro paga il regolare stipendio più i contributi. Una parte però preferisce lavorare in nero poiché altrimenti perderebbe il diritto alla pensione in Croazia. Una questione questa che, ora che la Croazia fa parte dell’Unione europea, potrebbe trovare una soluzione anche con un accordo bilaterale tra Roma e Zagabria visti i buoni rapporti che intercorrono tra i due Paesi dell’Adriatico. Si combatterebbe così il fenomeno del lavoro nero in Italia e si potrebbe assicurare un futuro più roseo alle lavoratrici croate.
(p.r.)
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