L’esercito delle mille volpi fa una strage nei pollai

La cementificazione spinge di nuovo gli animali nelle città per cacciare le prede A Staranzano 120 galline uccise. Crescono gli esemplari fra isontino e Carso
Bonaventura Monfalcone-07.10.2015 Centro recupero avifauna-Terranova-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-07.10.2015 Centro recupero avifauna-Terranova-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. Per antonomasia è l’animale più scaltro di tutti. E forse per questo non ci s’immagina d’intravedere, tra un marciapiede e il ciglio della strada il guizzo della sua coda fulva, che poi s’infila nella prima macchia verde sotto tiro. Ma che ci fanno le volpi a passeggio in città, lontano dal silenzio dei boschi? Semplice, si «riappropriano» dei terreni - lo affermano gli esperti - alla ricerca di prede. Il progressivo avanzamento della cementificazione (e pure della coltura massiccia) ha sottratto campo a questi preziosi mammiferi onnivori, costretti ad abbattere le remore, proprio come i cinghiali, per procacciare il cibo per sé e i cuccioli. E così, se per caso inciampano in un pollaio, è subito razzia.

Fauna selvatica, la volpe davanti alla webcam

Lo ha testato sulla sua pelle Staranzano, dove negli ultimi mesi sono sparite in una nuvola di piume e sangue, centoventi galline da due aziende agricole. Ottanta ovaiole da un appezzamento gestito nella Stradella verde da bengalesi, che poi sono soliti rivendere il frutto della deposizione al mercato di piazza Cavour a Monfalcone, e le altre dalla frazione di Dobbia.

I numeri. Non esiste un dato statistico preciso sulla presenza delle volpi, animali selvatici, nella Sinistra Isonzo, tuttavia la Forestale stima vi sia un migliaio di esemplari attivi nel mandamento, tra San Canzian d’Isonzo e Monfalcone. L’assenza di predatori superiori come l’aquila reale, la riduzione delle zone boschive e il contenimento (perché di debellamento purtroppo non si può ancora parlare) della rabbia attraverso pregresse campagne di vaccinazione hanno fatto sì che le volpi prolificassero. Comunque uno squilibrio nella catena animale. «Non si assiste più - spiega il maresciallo Luciano Mazzoli della Guardia Forestale - a una sola cucciolata all’anno, con al massimo tre piccoli, bensì a due o perfino tre, pure con sei nuovi nati per volta». Ecco perché gli avvistamenti - non solo circoscritti ad aree carsiche o boschive - sono sempre più frequenti. Sia da parte di residenti che automobilisti cui è capitato la notte di veder una volpe attraversare rapidamente la strada.

L’ultimo caso. A Bistrigna si è verificato lunedì attorno alle 9, quando un muggesano da vent’anni residente a Staranzano, il 69enne Silvano Tul, ha rinvenuto il cadavere di un esemplare femmina, sui 6-7 chili, da poco investito sull’asfalto da un veicolo. Il pensionato si è rivolto alla Forestale di Monfalcone, che ha provveduto a rimuovere la carcassa. «L’ho trovata - riferisce Tul - dietro la piscina comunale, vicino al marciapiede. Un peccato fosse morta, ma penso si tratti della stessa volpe “assassina” che ha fatto scempio di 120 galline nei pollai della zona, come mi ha riferito un conoscente bengalese».

Ultima campagna antirabbica sulle volpi in Fvg
Una volpe in una foto di archivio

Ma che si tratti proprio dell’esemplare che ha banchettatto nelle aziende agricole locali, per la Forestale «è pura fantascienza», poichè appunto gli esemplari non sono affatto rari come si pensa, anche se è più difficile avvistare una volpe di giorno che di notte.

Furbizia. Il mammifero, cacciabile, sa che l’uomo rappresenta un potenziale pericolo e dunque cerca di schivarlo come può. Corre il rischio solo quando deve trovare qualcosa da infilare sotto le zanne. «Nello stesso giorno in cui abbiamo recuperato la volpe a Bistrigna, ne abbiamo trovata un’altra di stazza ben maggiore, sui 10 chili, e sesso maschile a Pietrarossa», precisa il maresciallo Mazzoli. Ma sono quasi un centinaio, complessivamente, gli animali di diverse specie recuperate dal corpo da gennaio a oggi.

Presenza positiva. La presenza numerosa delle volpi, comunque, viene salutata positivamente. «Guai se non ci fossero - spiega Mazzoli - perché allora altre specie, come i ratti o le nutrie, prospererebbero». Al di là della rabbia, i mammiferi appartenenti alla famiglia dei canidi non rappresentano un pericolo per l’uomo, che rifuggono. Semmai per le galline. «Il pollaio, dal punto di vista della volpe, è un concetto che non esiste in natura - sottolinea il maresciallo Mazzoli -, perciò quando ne trova uno è fisiologico ne approfitti con ingordigia». Insomma, è nel suo Dna.

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Cosa fare. «Invece la prima cosa da fare - prosegue la guardia forestale -, se si dovesse rinvenire una volpe morta, potenziale portatrice di rabbia, è di tenersene alla larga e chiamare chi di dovere, ricorrendo al 118 oppure al numero 800.500.300. Mai e poi mai è il caso di toccare l’animale, non per il rischio di esser morsi, si capisce, ma perché un accidentale graffio con la zampa o, peggio, una zanna potrebbe in casi estremi condurre anche alla morte». Mazzoli spiega che la bocca della volpe, come in tutti gli animali selvatici, è portatrice di «una quantità di batteri mostruosa», che il corpo umano non è capace di sopportare rimanendone indenne.

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È prassi, come nel caso di tassi e faine, che la carcassa di una volpe trovata morta, se non in stato di putrefazione (in quel caso si lascia che la natura faccia il suo corso), venga recuperata dalla Forestale e riposta in congelatore per essere poi inviata all’Istituto di zooprofilattico delle tre Venezie per tutte le analisi. In ogni caso i mammiferi recuperati a Bistrigna e al lago di Pietrarossa non avevano apparentemente segni di malattia: parevano sani. E del resto, i casi di rabbia dopo il massiccio intervento dell’uomo, sono davvero diventati sporadici.

Capita che altre carcasse animali, non affette da virus ovviamente, come per esempio quelle dei caprioli, vengano invece portate al carnaio sul Monte Debeli, a Monfalcone, dove da anni si cerca di introdurre il grifone. Il sito, su un lastricato di pietra, è recintato e si trova sulla rotta Forgaria-Cherso compiuta dal rapace, in grado di avvertire la presenza di una carogna fino a cento chilometri di distanza. Per il momento il tentativo è fallito, in compenso risultano stanziati dei magnifici corvi imperiali dalla sorprendente apertura alare di un metro e dieci centimetri che salutano sempre con entusiasmo l’arrivo della Forestale con la “pappa”.

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