L’esercito dei prof senza cattedra. In Fvg è precario un docente su tre
TRIESTE Sono i professori universitari a tempo: oggi fanno lezione, domani chissà. Eppure contribuiscono a tenere aperto più di un corso di laurea, anche in Friuli Venezia Giulia. Le informazioni che arrivano dagli atenei di Trieste e di Udine parlano di un esercito di 636 professori a contratto, tanto che, a fare i conti, i precari dell’università sono uno su tre del totale docenti.
Si tratta di figure non di ruolo, ma con funzioni didattiche, agli occhi degli studenti sono prof a tutti gli effetti, presenti agli esami e alle tesi. Spesso sono a mangiare uno snack al bar nel tavolo a fianco perché non hanno una stanza dove poggiare il computer portatile. In origine – il docente esterno, seppure in forme meno invasive, è previsto dal 1980 – le docenze a contratto entrano state pensate come collaborazioni occasionali da affidare a professionisti di settore con la sicurezza di un altro stipendio. E così alla cattedra si presentavano direttori di musei, architetti di fama, ingegneri dal curriculum brillante, giornalisti famosi.
Oggi a insegnare con contratti co.co.co o partita Iva, denuncia il sindacato, ci sono non poche persone che hanno scelto la strada della carriera accademica, ma non riescono ad arrivare al traguardo. Accade anche in Fvg, stando ai numeri resi noti da Trieste e Udine. Nel 2017/18, i contrattisti dell’università del capoluogo regionale sono 386, in crescita dai 358 dell’anno precedente, la somma di liberi professionisti (111), dipendenti privati e pensionati (90), dipendenti pubblici (87), dipendenti della stessa università (19) e 79 classificati alla voce «altro». La loro età media è di 52 anni. Di fatto, a fronte di 636 tra ordinari (124), associati (278), ricercatori di ruolo (191) e a tempo determinato (43), i contrattisti rappresentano il 37% del corpo docente. Numeri un po’ più bassi a Udine dove i precari dell’università, selezionati con procedura di valutazione comparativa nei dipartimenti, sono 250 nel 2017/2018 (stabili rispetto a un anno prima), il 27% di un totale che comprende 407 docenti di ruolo e 245 ricercatori.
Numeri importanti, che non stupiscono tuttavia Maurizio Fermeglia. «Il fenomeno è inevitabile. Con i problemi che abbiamo sul turnover e la riduzione dei docenti di ruolo, quello dei professori a contratto è un must. A Trieste – ricorda il rettore – otto anni fa avevamo più di mille docenti: il 30% di riduzione va in qualche modo compensato dalla didattica sostitutiva». Fermeglia non vuole però sentir parlare di precari. «Non lo sono - afferma -. I contratti sono perfettamente legali e le ore di didattica vengono regolarmente pagate a persone che accettano un compenso. Non gli andasse bene, rifiuterebbero. Il sindacato dice il contrario? Abbiamo visioni diverse sul precariato. Il sindacato, mesi fa, ha definito precari perfino gli studenti di dottorato». Anche Fabiana Fusco, delegata del rettore di Udine per la didattica, non si sorprende della presenza: «Siamo nella media delle altre regioni. E in alcune docenze, come per esempio le professioni sanitarie - precisa -, il ricorso a figure esterne è dettato dall’ordinamento».
I due atenei informano anche dei compensi. Trieste ha stabilito un costo orario lordo per la docenza sostitutiva di 33,91 euro che si può considerare come costo medio. Udine spiega che i trattamenti, «che vanno intesi più che altro come rimborsi spese», sono di 25 euro l’ora. Anche se ci sono docenti a contratto, con funzione di testimonial del corso di laurea di riferimento, che vengono da fuori regione e dunque hanno compensi-rimborsi che salgano fino a 100 euro. Come da decreto ministeriale, gli stessi limiti, minimi e massimi, della Sissa, che fa sapere di avere a sua volta alcuni co.co.co.
L’impegno non continuativo è evidentemente penalizzante. Udine destina complessivamente 380mila euro annui per la copertura dei contratti, una media di poco più di 1.500 pro capite. E a livello nazionale la Cgil Flc, stimando in poco meno di 27 mila i contrattisti universitari italiani, quasi 3 mila in più del 2016, sottolinea che la paga oraria è solo apparentemente dignitosa dato che manca il conteggio del tempo che serve a preparare le ore di lezione e a seguire gli studenti. A Bologna, dove i contrattisti sono 800, il coordinamento precari sostiene che ogni ora effettiva «viene pagata in realtà tra i 4,28 e i 17,14 euro». —
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