L'esercito dei 15mila malpagati in Fvg: 5 euro l’ora

Dai vigilantes agli addetti alle pulizie, dai fattorini a chi somministra i pasti I sindacati denunciano: «Contratti inadeguati e molto ricorso al sommerso»

TRIESTE. Quindicimila lavoratori in regione, tutti con lo stesso contratto: il multiservizi. Ma condividono spesso un’altra cosa: paghe da fame. Con una media di sette euro lordi all’ora, che arriva a cinque scarsi netti. Questo, almeno, secondo la stima della Cgil. Un calcolo fondato sugli ultimi dati Inps disponibili del 2015. Questo contratto non viene rinnovato dal 2013, così come quelli delle cooperative che navigano sulle stesse cifre con un comparto di più di cinquemila dipendenti. Tutto alla luce del sole, perché si tratta di contratti nazionali. Ma c’è l’altra faccia della medaglia. Molte di queste persone, per poter sopravvivere, fanno ore in più. “In nero”.

 

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Poi, c’è un’altra fetta al di là di questi 15mila contrattualizzati, che guadagna sempre pochissimo, ma tuffandosi proprio nel mare del lavoro sommerso. In generale più i lavori sono umili e si fa fatica, più si va al ribasso. Quando si parla di impieghi regolari con stipendi miseri, è sempre e comunque il settore terziario a essere in prima linea, comprendendo i rami delle pulizie, della vigilanza, del portierato, del fattorinaggio, della somministrazione dei pasti, ad esempio. Spesso poi, passando da un appalto all’altro, le ore diminuiscono e le mansioni da svolgere si riducono anche a tre ore al giorno. Oppure ci sono pezzi di carta che già in partenza prevedono tra i 45 e i 15 minuti di lavoro. Perché per pulire un ufficio postale basta, evidentemente, davvero poco tempo.

Questi sono programmi pattuiti attraverso contratti a tempo indeterminato ma a orario ridotto. Casi da multiservizi appunto, che coprono mestieri diversi sotto lo stesso tetto, oppure da contratti delle cooperative sociali. Sono gli accordi dei poveri che stanno sfinendo intere file di impiegati “ricattabili”, come spiegano i sindacati, che devono adattarsi alla “moda” di oggi. Sullo scalino più basso, perché dipende dai livelli, troviamo il portierato: 6,18 euro lordi all’ora (tolti i versamenti Inps e il 23% di Irpef). Qui, a differenza degli altri mestieri, a otto ore consecutive ci si arriva, con il difetto che vitto e alloggio non sono più garantiti come una volta. Ma vuol dire anche fare “front office” per grandi aziende. Allo stesso livello rientrano i facchini durante i primi tre anni dall’assunzione.

 

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Bumbaca Gorizia 31.10.2014 Manifestazione TexGiulia davanti Municipio Fotografia di Pierluigi Bumbaca

 

Si passa poi ai 7,34 euro lordi all’ora per spolverare gli uffici di una banca, per cui ci vogliono anche 45 minuti tre volte la settimana, l’uomo o la donna in questione portano a casa cento euro alla settimana, quattrocento al mese. Se però l’addetto offre la sua manodopera per darsi da fare in un condominio, lavando vetri e scale, e il capo è una piccola azienda, le cose vanno ancora peggio: il contratto nazionale prevede una paga oraria di 6,54 euro lordi (4,53 netti). Chi è “fortunato” è il corriere con 9,04 euro lordi all’ora, peccato che le 12 ore impiegate raramente vengono completamente pagate (ma la legge lo permette).

Situazioni che i sindacalisti conoscono a memoria e ascoltano quotidianamente. «È sbagliato applicare il multiservizi a tanti lavori – tuona Villiam Pezzetta, segretario generale Cgil Fvg –, a volte è sfavorevole rispetto al lavoro che si va a fare, bisognerebbe rivedere questi contratti, io sono per l’applicazione del contratto appropriato, perché parliamo di settori deboli, dove pressione e competitività vengono scaricate su chi lavora. C’è una spaccatura tra il mondo industriale e quello dei servizi, la forbice si allarga sempre di più». Ma Pezzetta ha la sensazione che anche dietro i contratti veri, ci sia del “nero”. «C’è una commistione tra “nero” e contratto, perciò chiediamo appalti non al massimo ribasso perché poi chi ne paga le conseguenze è l’ultimo gradino». «Queste persone prendono 900 euro al mese con 13.a e 14.a inglobate e il bonus Renzi per 42 ore settimanali», sottolinea Matteo Cernigoi, responsabile regionale Ugl.

«Il medesimo contratto – aggiunge – è applicato alle ditte di pulizia. E poi c’è il contratto cooperative sociali che ha una grossa importanza nel tessuto economico regionale, e queste realtà hanno uno scopo ben preciso: inclusione di persone con problemi di disagio, però il contratto nazionale è veramente basso. Per 38 ore settimanali 742 euro netti a casa». Tutti contrari a queste tariffe, ma non al contratto nazionale, purché sia ben pagato, come conferma Andrea De Luca della Filcams Cgil: «Per noi è fondamentale che a livello nazionale le regole siano uguali da Trieste a Trapani. Chi fa lo stesso lavoro, deve essere retribuito alla stessa maniera». «Poche ore – conclude Susanna Pellegrini, di Filcams Fvg –, decurtate, in un comparto dove ci sono prevalentemente donne, in un vespaio di contratti, dove esistono anche quelli “pirata”, da 3-4 euro l’ora e che non sono firmati dalle organizzazioni rappresentative. O ci sono aziende che applicano ancora contratti che non esistono più».

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