L’esercito austriaco rimane al “verde”

La notizia era stata data poco dopo Ferragosto e aveva suscitato uno choc: le reclute dell’esercito austriaco non avrebbero più prestato giuramento in cerimonie pubbliche, ma lo avrebbero fatto nelle loro caserme, perché non ci sono più i soldi per la benzina. Se gli alti comandi volevano dare un segnale convincente della crisi che l’esercito sta attraversando, per mancanza di fondi, non potevano scegliere un modo migliore. Le reazioni sono state immediate e così insistenti che il provvedimento ora è stato revocato. Le cerimonie di giuramento si faranno ancora. La prossima è in programma il 26 settembre a Thörl, al confine di Tarvisio, e converrebbe assistervi, perché potrebbe essere una delle ultime. Perché nell’esercito austriaco non scarseggia soltanto la benzina, scarseggiano anche i mezzi di trasporto. In luglio erano stati posti in vendita 699 “Pinzgauer”, veicoli per il trasporto truppa, con capacità di movimento su ogni genere di terreno. Ne rimangono circa altrettanti, ma la mobilità dei reparti operativi si è ridotta del 60-70%, tanto che spesso, per il trasferimento di reparti su strade normali, devono essere noleggiati autobus civili. Del resto, con un bilancio della Difesa che si aggira sui 2 miliardi, pari allo 0,6% del Pil (spendono di meno soltanto Islanda e Lussemburgo), la parola d’ordine a tutti i livelli non può che essere: risparmiare. Negli ultimi anni sono stati effettuati tagli per 1,7 miliardi. Quest’anno si dovranno tagliare altri 42,5 milioni. Ma dove? Una provvisoria risposta la darà in questi giorni il capo di stato maggiore Othmar Kommenda e tutti sono curiosi di sapere quale stratagemma escogiterà, perché il 69% delle spese di bilancio riguardano il personale e sono quindi incomprimibili. È prevedibile che si proseguirà sulla strada dei risparmi. Restrizioni agli spostamenti con gli autoveicoli (già ora è fissato un limite di 4000 chilometri all’anno) e riduzione delle esercitazioni. Affinché il personale operativo possa sparare, tutti gli altri militari impiegati nell’amministrazione o negli alti comandi sono stati esonerati dal tiro. Ma potrebbe non bastare. Si ipotizzano lo scioglimento di una delle due brigate corazzate e la messa in quarantena delle armi pesanti e dell’aeronautica (che in Austria è parte dell’esercito). Sì, anche l’aeronautica dovrà fare i conti con la mancanza di risorse. Tempo fa era stata ipotizzata la rinuncia a gestire in proprio la sorveglianza aerea del territorio nazionale, affidandola a Paesi amici. Nel frattempo è stato deciso di ridurre la prontezza operativa degli aerei da 12 a 11 ore al giorno e di ridurre le ore di volo degli Eurofighter da 1300 a 1070 all’anno (ogni ora costa 60.000 euro), il che non consentirà ai piloti di raggiungere il numero minimo di ore per poter essere operativi. Per questo anche il numero dei piloti è stato ridotto da 12 a 11, vale a dire 4 uomini in meno degli Eurofighter acquistati a caro prezzo 10 anni fa e che ora resteranno negli hangar.
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