L’Erasmus appena finito raccontato a chi ci andrà: «Partite senza paura»

Incontro in ateneo tra studenti di ritorno e altri interessati a fare un’esperienza all’estero: «È una vera scuola di vita»
Foto BRUNI 10.10.2019 Università: Erasmus day
Foto BRUNI 10.10.2019 Università: Erasmus day

TRIESTE. Una volta superati i timori iniziali, e pure la burocrazia, si schiude un’occasione: per conoscere nuove persone, nuove culture, oltre che per affinare la conoscenza di una lingua straniera e il percorso di studi. Lo garantiscono gli studenti che ieri hanno raccontato le loro esperienze di studio o tirocinio all’estero nel corso dell’iniziativa europea “#ErasmusDays” promossa dall’Agenzia nazionale Indire e dalla Commissione europea e svoltasi all’Università.

L’evento è stato introdotto da Stefania Arabito, responsabile dell’Ufficio per la Mobilità internazionale, la quale ha spiegato che «partecipare all’Erasmus significa uscire dalla propria “comfort zone” per mettersi in gioco», come hanno fatto appunto gli studenti che ieri hanno narrato la loro esperienza ai colleghi interessati a farla. Il primo ostacolo da superare è stato, per tutti, quello burocratico.

«La parte burocratica la troveremo anche più avanti nella vita, quindi può essere un modo per imparare», ha raccontato ad esempio Emanuele, che ha passato un anno a Murcia, in Spagna: «Ricordo i giorni prima di partire con la paura di non conoscere la lingua per potersi spiegare nel caso fosse accaduto qualcosa, paura che si è risolta in due settimane quando ho capito che eravamo tutti lì per studiare e fare festa. Al rientro hai un bagaglio grandissimo di esperienze e nuovi incontri con persone di tutto il mondo».

A proposito di ritorno a casa: per alcuni può rappresentare proprio il momento più duro. «Una delle parti più difficili è il post -Erasmus, dopo il vortice di emozioni e di persone conosciute, mentre si torna alla vita di tutti i giorni», ha spiegato Ilaria, che ha vissuto due Erasmus, entrambi a Barcellona: «Avevo deciso che era tempo di lasciare casa e, invece di muovermi in un’altra città d’Italia, sono andata in un paese di cui non conoscevo la lingua. Abbiamo creato un bellissimo gruppo e ora mi mancano tutti moltissimo». Anche Luca, che ha svolto il dottorato a Londra, ha voluto spronare gli studenti a partecipare all’Erasmus: «Lo consiglio vivamente, è uno strumento importante sia per imparare a cavarsela da soli sia per l’aspetto didattico».

 

Argomenti:erasmus

Riproduzione riservata © Il Piccolo