L'epidemiologo Fabio Barbone: «La guardia non va abbassata. Roma sottostima i dati reali»
TRIESTE «Se dovessero essere confermati numeri così alti, sarebbe prematuro aprire subito dopo Pasqua. Il rischio è di ricominciare da capo». La curva della terza ondata del coronavirus ha iniziato a scendere, ma Fabio Barbone, l’epidemiologo che coordina la task force regionale degli esperti anti-Covid, raccomanda prudenza. Anche perché i dati che settimanalmente vengono trasmessi da Roma al Friuli Venezia Giulia, confrontati e infine condivisi, sono sottostimati. Da un lato ci sono infatti i casi riportati alla Protezione civile, che entrano nelle informazioni quotidiane della Regione sulla pandemia. Dall’altro i dati validati dall’Istituto superiore di sanità, non poco inferiori, che servono a determinare i colori dei territori.
La differenza è netta in particolare sui positivi settimanali. Per fare un esempio, il report nazionale sulla settimana 15-21 marzo ne registra 3.835, ben 1.673 in meno dei 5.508 del bollettino Pc. La conseguenza è sul rapporto tra positivi e casi testati: nello stesso periodo di tempo non è mai sceso sotto il 20%, con una media del 22%, ma nell’analisi ministeriale compare il 16%. Ancora più significativo è lo scarto sull’incidenza del contagio sulla popolazione. Quella reale domenica scorsa era di 457, mentre nel monitoraggio, che appunto sottostima il trend, si scende a 318, un valore molto più vicino a quel 250 sotto il quale il Fvg potrebbe puntare a tornare in zona arancione.
Perché questa differenza? Effetto di un problema sin qui «irrisolto», spiega Barbone. Sul tavolo dell’Iss scorrono altri flussi di dati, che mettono in fila le schede individuali compilate dai dipartimenti di prevenzione dopo la presa in carico dei contagiati. Alle 12 di ogni martedì, quando si iniziano a fare i conti al ministero, non tutte le schede sono validate e si finisce così con l’analizzare numeri più bassi di quelli della Protezione civile. La task force Fvg preferisce guardare però questi ultimi, che descrivono in maniera decisamente più puntuale l’andamento della curva.
«Il peggio sembra essere alle spalle», riassume Barbone osservando che l’incidenza della regione come quelle delle quattro province stanno calando. Pure a Udine e Gorizia, le aree più colpite dal virus nelle ultime settimane. Ma si resta comunque su numeri preoccupanti. Ed è per questo che l’epidemiologo triestino suggerisce di non abbassare la guardia, non troppo presto. —
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