L’emiro sorveglia sul web la grande moschea di Fiume

Prevista a fine mese l’inaugurazione del mega-centro di preghiera in costruzione sulle colline sopra il centro della città: servirà un bacino di fedeli ben più ampio dei 10mila musulmani della regione fiumana. Il costo sfiora i 10 milioni di euro
Di Pier Paolo Garofalo

FIUME. Le squadra di operai e le ruspe lavorano a buon ritmo sotto il sole cocente, anche all’ora di pranzo: bisogna fare presto, recuperare il mese del ramadan, il mese sacro musulmano durante il quale i ritmi rallentano. Sarà difficile così, anche per questioni economiche, rispettare la scadenza dell’inaugurazione, prevista in pompa magna entro la fine del mese, ma l’impegno è innegabile.

Il “dito” di luccicanti “piastre” curve color metallo del minareto della Moschea di Fiume in costruzione sulle colline sopra il centro della città svetta nel cielo terso, contro l’azzurro del mare e il contorno sfumato delle isole che chiudono il Golfo di Fiume. A un’ora d’auto da Trieste sta sorgendo un centro di preghiera, ma anche un polo culturale e sociale, di grande rilevanza. Non solo architettonica, nelle sue moderne e pulite linee arrotondate: servirà un bacino di fedeli ben più ampio dei 10mila musulmani della regione fiumana. «Nel 2009 abbiamo acquistato questo terreno dalla Città di Fiume - spiega Nenad Tokalic, coordinatore dei lavori per conto della Comunità -. Con il progetto, l’operazione ci è costata due milioni di euro, raccolti negli anni tra la nostra gente. Poi sono arrivati sette milioni donati dallo sceicco del Qatar. Resta da trovare ancora un milione ma intanto andiamo avanti».

Tokalic arriva sul luogo del cantiere in scooter, “Lacoste” e scarpe sportive alla moda: quanto di più lontano dagli stereotipi sul mondo islamico che, specie in anni recenti, hanno contribuito a livello mondiale a innescare diffidenze nei rapporti tra culture e società diverse, se non addirittura ad “avvelenarli”. Gestice il chiosco-rosticceria di famiglia vicino allo stadio e invita subito gli ospiti a bere una birra e assaggiare i suoi “cevapcici” che, si capisce dagli altri interlocutori, sono assai apprezzati.

«L’edificio - illustra durante il sopralluogo - sorge in pendenza: sotto il livello della moschea vera e propria stiamo allestendo gli uffici della Comunità, l’appartamento per l’imam, quelli per eventuali ospiti ma abbiamo in programma anche di aprire una biblioteca e un caffè». Per gli islamici di Fiume ma anche di Veglia e del circondario è un sogno che si avvera dopo tanti anni. L’idea di una grande moschea che potesse unificare piccoli luoghi di culto sparsi sul territorio e forse sottogruppi religiosi difficili da “leggere” in una sola visita - basti pensare che in città esistono da molti decenni quattro centri sufi - risale al 1972. La globalizzazione, stavolta in campo religioso, ha dato di recente la spinta definitiva che mancava. Senza scatenare, almeno localmente, troppe paure ma dando un segnale preciso, anche Oltreconfine, che sarebbe sciocco ignorare. Entrando nella moschea l’odore di vernice è forte: tutto è spoglio così il mihrab, la sorta di abside che indica la Mecca, risalta ancora di più, sebbene ancora non decorato. Gli operai montano infissi e accatastano vetrate per l’installazione: sono di una ditta locale, anche qui la modernità con le sue regole e la burocrazia ossessiva non favorisce il lavoro volontario dei fedeli. Poltrire sarebbe “inappropriato”: l’emiro del Qatar, il benefattore, sorveglia quotidianamente via webcam dove vanno a finire i soldi della sua beneficenza.

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