L’elisoccorso è donna: affidata a Maddalena la guida della “flotta”

A Tarvisio il battesimo del volo della comandante Di Pede in servizio a Ronchi dei Legionari dove ha sede Elifriulia
Di Marco Ballico

TRIESTE. Prima spegneva incendi, ora salva vite. L’impegno, per lei, è però sempre lo stesso: pilotare un elicottero. Maddalena Di Pede, 33 anni, di Matera, è la prima donna comandante dell’elisoccorso in Friuli Venezia Giulia. «Come mi trovo? Glielo saprò dire tra qualche tempo». Il battesimo, pochi giorni fa, durante un’esercitazione nel Tarvisiano. Una cerimonia rapida e un gesto semplice: indossare il cappellino del 118, regalo dal direttore del servizio regionale Elio Carchietti.

Giovane ma già veterana. Anche se la passione è nata un po’ per caso. Diploma di perito chimico a Matera, quindi un corso di formazione promosso congiuntamente dall’Unione europea e dalla Regione Basilicata. Mentre lo frequenta, Maddalena cambia idea: meglio volare. E ci si mette d’impegno, brucia le tappe, arriva proprio dove voleva. A 22 anni consegue il brevetto di elicotterista. Poi, unica donna lucana, si specializza. Diventa pure istruttrice. Insegna anche agli uomini come si guida un elicottero. Di Pede vive a Livorno. È sposata con un capitano della Brigata Folgore, pilota pure lui. Gli amici la chiamano Elena. Anche i colleghi. Ha lavorato per l’elisoccorso a Ciampino, a Grosseto, a Locri. Ha risposto alle esigenze della Protezione civile, racconta di avere anche trasportato autorità (rigorosamente top secret) direzione capitale.

Da qualche anno è di stanza a Ronchi dei Legionari, dove ha sede la società Elifriulia che gestisce gli elicotteri regionali: gli AS 350 Écureuil del gruppo francese Eurocopter, peso a vuoto 1.400 kg, peso al decollo con carichi esterni non inferiore a 2.700 kg, velocità massima non inferiore a 140 nodi, motore a turbine di potenza massima non inferiore a 557 Kw, gancio baricentrico di capacità non inferiore a 1.350 kg. Prima dell’elisoccorso, l’impegno era stato in funzione antincendio. In prima linea, soprattutto in Campania. A coprire un territorio molto vasto: Napoli, le isole, Caserta e Benevento. Ogni giorno, anche per tredici ore di fila. Su e giù dal mare, riempiendo i “secchi” e poi volando verso i boschi infiammati a scaricare con precisione le bombe d’acqua. In quegli anni sempre alla guida di un Eurocopter EC 135, un biturbina monorotore, a fare i conti con le difficoltà di rifornire il mezzo di acqua per spegnere le fiamme. «Con l’elicottero bisogna essere molto precisi – diceva al Mattino di Napoli un paio d’anni fa –. Voliamo basso e puntiamo decisamente alle fiamme a volte anche in condizioni di estrema difficoltà, anche in presenza di cavi a sbalzo. A differenza dei Canadair e degli S64, con questi mezzi devi essere molto attenta per fare centro».

Adesso l’obiettivo è cambiato. Pochi giorni fa a Tarvisio, una delle periodiche esercitazioni dell’equipe, è stato il primo giorno da comandante dell’elisoccorso Fvg. Si tratta di “uscite”, previste anche per i tecnici del soccorso alpino, che rientrano nella formazione dettata dalle normative europee. Tutti i componenti dell’equipaggio, compresa Di Pede, si sono ritrovati al campo base e hanno messo in atto un intervento in risposta alla simulazione di una valanga sulla pista da sci. L’elicottero ha effettuato una prima rotazione per trasferire sul luogo le unità cinofile che si sono aggiunge ai soccorritori a terra, già presenti in pista per la concomitanza di una gara. La ricerca ha permesso di identificare la presunta vittima e dal campo base è quindi decollato l’elicottero sanitario che ha accompagnato verso il paziente il medico e l’infermiere di elisoccorso.

Dopo l’esercitazione, nel briefing di chiusura, il direttore Carchietti ha inserito formalmente in squadra il nuovo comandante, regalandole un cappellino del 118, il simbolo della nuova missione. «Dall’istituzione del servizio – spiega Carchietti –, la squadra dei comandanti piloti è stata sempre composta da uomini con esperienza, formazione, capacità personali eccellenti e con una notevole conoscenza del territorio sul quale siamo chiamati ad operare». La presenza di donne? «Negli equipaggi c’è un numero elevato di medici e infermieri donna, verso le quali nutro il più grande rispetto per le competenze e una stima sicura per le capacità professionali».

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