«Lei ha l’influenza». Ma muore poco dopo
TRIESTE Le diagnosticano un’influenza, muore poche ore dopo. Il caso, piombato in Procura, travolge il sistema di soccorso dell'Azienda ospedaliero sanitaria di Trieste. La storia della signora Vera Vidali, una settantenne originaria di Capodistria deceduta un mese fa nella sua abitazione di via Pirandello, ora potrebbe avere seri strascichi giudiziari sui responsabili della vicenda. Perché gli operatori dell'ambulanza, allertati dal marito, il settantaseienne Mario Cappelli, avrebbero completamente trascurato i sintomi di un aggravamento della cardiopatia di cui soffriva la moglie, obesa e fumatrice. Una “svista” che, fosse accertata, avrebbe del clamoroso.
«Prenda un antipiretico», si è sentita dire la donna, racconta il signor Mario, che ha sporto querela. Una tachipirina, o altro, per buttar giù la febbre.
Tutto comincia il mattino del 10 marzo, quando il marito trova la moglie riversa a terra, vicino al bordo del letto. Vera parla a stento, biascica, appare priva di forze. Mario decide allora di avvisare il figlio Davide e, subito dopo, il medico di famiglia. È il dottor Joseph Naddy, che consiglia di chiamare immediatamente il 118. L'autoambulanza arriva in una ventina di minuti. Gli operatori, dopo essersi informati sulle condizioni generali di salute della donna (eventuali patologie e terapie), riscontrano pressione bassa, battito leggermente accelerato e scarsa ossigenazione sanguigna, afferma il coniuge. Tre sintomi che, sommati allo stato in cui si presentava la paziente (rinvenuta sul pavimento), probabilmente avrebbero dovuto accendere un campanello d'allarme. Per misurare la temperatura i soccorritori domandano il termometro al marito (non è in dotazione al personale?) e con quello riscontrano un po’ di febbre. «Hanno concluso la visita dicendo che si trattava di una banale influenza - racconta il signor Mario Cappelli -. Talmente banale che non hanno ritenuto necessario il trasporto al Pronto Soccorso, aggiungendo che in situazioni simili è del tutto inopportuno interessare e intasare le strutture di prima emergenza. Ci hanno suggerito quindi riposo e una buona alimentazione, perché hanno rilevato una certa astenia». Stanchezza.
La donna, insomma, era semplicemente affaticata e con po’ di influenza. «Consigliano anche di prendere un antipiretico».
Durante tutto il pomeriggio e la sera Vera rimane sempre profondamente assopita e risponde alle domande con estrema fatica. La donna morirà la notte stessa. Alle 02 e 30 il marito la trova stesa sul letto che non respira più. Come accerteranno i sanitari, il decesso risale a un'ora prima.
Ripercorrendo quei drammatici momenti, Mario ricorda almeno due particolari che, se verificati dall'autorità giudiziaria, potrebbero risultare determinanti. Il primo: gli operatori sanitari domandano al marito di firmare un documento: «Mi hanno detto che era il verbale di attestazione dell'intervento». In realtà, lo scoprirà poi, ha firmato il rifiuto del trasporto in Pronto soccorso. E di quel foglio non riceve nemmeno copia: dovrà domandarla in un momento successivo all’ospedale, in seguito alla morte della compagna, quando decide di andare a fondo sulla vicenda. Quando Mario si troverà il documento tra le mani, protesterà con veemenza. Il marito era consapevole di cosa aveva sottoscritto? Glielo avevano spiegato? E perché avrebbe dovuto impedire il ricovero a Cattinara quando era stato proprio lui, preoccupato di come stava la sua anziana compagna, ad aver allertato il 118?
Ma c'è un altro dettaglio che dovrà essere chiarito. Mario non avrebbe dovuto firmare alcunché: il diniego alle cure sanitarie, fanno sapere dall'ospedale, non spetta al familiare ma al paziente stesso o un eventuale tutore legale. Vera è morta, dalla successiva autopsia - riferisce la famiglia - emergerebbe un aggravamento della cardiopatia di cui soffriva la signora. La semi incoscienza, la bassa pressione e il sangue poco ossigenato avrebbero dovuto far capire ai soccorritori che l'anziana era in pericolo di vita. Portata in ospedale e con le cure dei medici forse sarebbe stata salvata.
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