«Lei è divorziata». Parroco di Grado non benedice gli sposi

Don Armando Zorzin, monsignore della Basilica di Santa Eufemia, nega la celebrazione a una coppia triestina in occasione del ventiduesimo anniversario di matrimonio
Don Armando Zorzin durante una benedizione
Don Armando Zorzin durante una benedizione

Mercoledì mattina una coppia di Trieste, in occasione del ventiduesimo anniversario di matrimonio che cade il 14 agosto, ha chiesto la benedizione a don Armando Zorzin, monsignore della Basilica Sant’Eufemia di Grado, ma si è vista negare questa possibilità.

«Sentivo l’esigenza di celebrare l’anniversario di matrimonio con mio marito in un modo più intenso degli anni passati. E quindi - racconta Loretta Marsilli - ho contattato don Zorzin chiedendogli di impartire una piccola benedizione a me e mio marito».

La signora, a differenza del marito con cui convive ormai da venticinque anni, si era già sposata in chiesa. Poi, dopo il divorzio, si è risposata con un’unione civile. «Per mio marito - spiega Marsilli - la Basilica di Grado ha un grande significato. Lui è cresciuto a Grado, lì ha fatto la prima comunione e la cresima, e quindi desideravo regalargli un piccolissimo rito con il coro che cantava “Madonnina del mare”, un inno che scioglie il cuore a qualsiasi gradese e non».

Ma il rito non si farà «perché il monsignore, al telefono, mi ha risposto cortesemente che si rifiuta di benedire il nostro amore perché io sono una divorziata risposata e lui non intende avallare il sentimento di due persone unite “solo” civilmente. Mi ha spiegato che, se ci vogliamo veramente bene, possiamo percepire la benedizione del Signore attraverso altre situazioni, ma non in chiesa». Il marito di Loretta si limita a osservare che «un atteggiamento di rigidità spesso va a coprire contraddizioni o dubbi».

Monsignor Zorzin conferma l’accaduto: «La signora, da divorziata poi risposata, si trova in uno stato di sofferenza e merita comprensione. Ma io in pubblico non posso dare a questi sposi la benedizione, con il banchetto davanti all’altare, come faccio per gli altri. Se vengono in privato, in sagrestia, faccio loro gli auguri e dò pure una benedizione: una benedizione non si nega a nessuno, benediciamo persino gli animali». Ma le parole del Papa? «Bisogna vedere come si pronuncerà il Sinodo» sostiene il prete. Eppure Papa Francesco è stato chiarissimo. Nella catechesi numero 100 del suo pontificato, dedicata interamente ai divorziati risposati, Bergoglio ha quasi anticipato il suo intervento di apertura del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà a ottobre. «La Chiesa – ha sottolineato il Papa – è chiamata a essere sempre la casa aperta del Padre. Niente porte chiuse. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo