Legno, persi 200 posti di lavoro ma c’è una luce: la “Ilcam”

Di Giacomo (Feneal-Uil): «Dopo il fallimento della Mibb, di questo comparto rimane ben poco». In controtendenza l’azienda cormonese che è in crescita
Di Francesco Fain

CORMONS. Fatta eccezione per la Ilcam, realtà che funziona egregiamente, e per tante altre piccole realtà di una decina di dipendenti ciascuna, il settore-legno in provincia di Gorizia non esiste più. È una considerazione amara ma è la verità. Il numero delle aziende chiuse negli ultimi anni è molto alto».

Andrea Di Giacomo, segretario provinciale Feneal-Uil, traccia un bilancio (a tinte fosche) di quello che era uno dei settori trainanti, assieme al dolciario: il comparto legno. E non si nasconde dietro un dito: è quasi brutale, nel suo realismo, la descrizione della realtà. Da altre statistiche emerge che, in poco tempo, si sono persi 200 posti di lavoro. Una mazzata.

La serie

“nera”

«La Mibb è fallita e, adesso, ci sono altre trenta persone senza lavoro, a spasso. Dopo le chiusure delle aziende Calligaris di Cormòns, Codognotto, Sit-On Components, Marcon, Marcatré e Italsvenska, rimangono in attività piccole unità produttive, oltre alla Ilcam. Sì, il settore continua a soffrire al pari del Distretto della sedia, e non si vede ancora la luce in fondo al tunnel».

Aggiunge Di Giacomo: «Il settore del legno-arredamento nell’Isontino riguarda diverse imprese che risentono dei contraccolpi delle difficoltà dell’area contigua del Manzanese - annota ancora Di Giacomo -. La gestione della situazione di crisi ha permesso un miglioramento del comparto, con il calo, per esempio, del numero di ore di cassa integrazione autorizzate, anche se permangono segnali negativi. Il bonus mobili ha consentito al comparto del legno-arredo di respirare, ma il trend è ancora negativo».

Ilcam

in controtendenza

Ma c’è anche una realtà che funziona e va (nettamente) in controtendenza. È la Ilcam che lavora molto per l’estero e funziona. «Abbiamo appena rinnovato il contratto integrativo. Lì, la situazione è ottimale», sorride Di Giacomo. L’azienda si compone di tre divisioni focalizzate nella produzione di frontali in legno massiccio, impiallacciato e pannello nobilitato strutturato, termoformati con foglia termoplastica, e laccati. «Lo stabilimento - torna a ricordare il segretario provinciale della Feneal-Uil - è costituito da 66.000 metri quadrati di cui 40.000 coperti e la forza lavoro ammonta a quasi 500 dipendenti».

La filosofia

di Pierluigi Zamò

Qualche tempo fa intervistammo Pierluigi Zamò, proprietario della Ilcam. In un panorama industriale da profondo rosso, con il comparto legno boccheggiante, la sua azienda (la Ilcam) continua mirabilmente a cavalcare le onde della crisi. Qual è la ricetta, chiedemmo a Zamò? «Innovazione tecnologica, export, analisi, continuità del prodotto, investimenti sono i comportamenti perseguiti tenacemente da Ilcam e che ne hanno determinato l’espansione organizzativa e strutturale assumendo via via una dimensione “europea” tale da permetterle di dialogare alla pari con i grandi gruppi di acquisto, sempre più potenti per dimensioni, ed affrontare tutte le sfide del mercato globale».

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