Leggere il passato forse può darci coraggio

Ieri Flavia mi ha detto: «Solo pochi mesi fa non avrei mai pensato di vivere una cosa simile a quelle che studiamo sui libri di testo». Flavia frequenta la terza liceo, e con la sua classe stiamo affrontando il topos letterario della peste. Sul racconto di una pestilenza si apre una delle opere fondative della tradizione occidentale: l’“Iliade”. All’inizio del primo libro, si narrano gli effetti devastanti del terribile morbo. Apollo scaglia le frecce della malattia per vendicare l’oltraggio subito dal suo sacerdote Crise da parte dell’arrogante Agamennone, capo della spedizione greca: «I muli colpiva in principio e i cani veloci, / ma poi mirando sugli uomini la freccia acuta / lanciava; e di continuo le pire dei morti ardevano, fitte».
La descrizione omerica è succinta, come sarà anche quella del tragediografo greco Sofocle nell’“Edipo re”: «La dea della febbre, la peste maligna, è piombata sulla città e la tormenta. Si svuotano le case dei Tebani e il nero Ade si fa ricco di pianti e singhiozzi». Anche in questo caso, all’origine dell’epidemia c’è un sacrilegio, quello di Edipo, che, senza saperlo, ha ucciso suo padre e sposato sua madre. Emerge qui la concezione classica della malattia come punizione inviata dagli dèi agli uomini.
Si limita invece a un racconto dei fatti lo storico greco Tucidide, che nel secondo libro della sua opera “La guerra del Peloponneso” (cronaca del conflitto tra Atene e Sparta svoltosi dal 431 al 404 a.C.) racconta dell’epidemia che si diffuse ad Atene all’inizio del secondo anno di guerra, con una descrizione ampia e articolata destinata a diventare, nei secoli successivi, modello di riferimento per tanti scrittori: «I medici erano disarmati di fronte a questa malattia a loro sconosciuta, che si trovavano a curare per la prima volta. Ed erano essi, i medici, i più numerosi a morire, in quanto erano maggiormente a contatto con i malati. Non si trovò nessun farmaco di effetto sicuro: quello stesso che in un caso si rivelava efficace, in un altro era nocivo. Giacevano alla rinfusa morti e moribondi». I paragoni tra eventi lontani per caratteristiche e proporzioni rischiano di essere impropri. Ma leggere quanto ci sta accadendo sullo sfondo di quanto è successo nel corso della storia è senz’altro istruttivo. Ci fa capire come la sofferenza, la paura, l’angoscia che stiamo attraversando sono state vissute da tante generazioni che ci hanno preceduti. E questo forse può infonderci un po’ di coraggio. —
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