Legge sul rigassificatore di Veglia, il Sabor dice sì
ZAGABRIA. Il Sabor, il Parlamento croato, ha deciso: nelle acque di fronte alla località di Castelmuschio (Omišalj), nell'isola di Veglia, sarà collocato il rigassificatore galleggiante così duramente avversato da tanti nell'Adriatico settentrionale. Ieri la cosiddetta lex Lng, che riguarda appunto il terminal offshore vegliota e che è stata formulata per snellire l'iter di realizzazione del terminal metanifero offshore finanziato dall'Unione europea con 100 milioni di euro a fondo perduto, ha ottenuto disco verde al Sabor, grazie al voto di 77 deputati della coalizione di centrodestra al potere, mentre i parlamentari contrari sono stati 25, tra i quali il vice presidente del Parlamento e deputato al seggio garantito italiano, l'istriano Furio Radin. Nonostante faccia parte della maggioranza governativa, Radin ha detto di voler votare secondo coscienza, opponendosi alla futura presenza dell’impianto che nessuno vuole a Fiume, a Veglia e nel resto del Quarnero per motivi ambientali, turistici ed estetici. Senza il voto di Radin e dell'accadizetiano Ante Sanader, all'intesa di maggioranza servivano i “sì” di altri due deputati: sono giunti in soccorso due esponenti delle destre, Zlatko Hasanbegović degli Indipendenti per la Croazia e l'indipendente Željko Glasnović.
Le opposizioni, guidate dal Partito socialdemocratico, hanno tentato fino all'ultimo di minare il provvedimento, ma hanno dovuto infine issare bandiera bianca. I 360 emendamenti dei socialdemocratici alla lex Lng sono stati tutti respinti dal governo, così come la loro proposta di annullare la procedura d'urgenza per questa legge, sottoponendola ad altre due letture. Tutto inutile. La lex Lng consentirà la soluzione delle questioni giuridico–patrimoniali legate al terminal galleggiante, giacché faciliterà l'ottenimento della concessione per quanto riguarda il demanio marittimo fissando gli indennizzi per la concessione stessa e per la sicurezza nell'erogazione del gas.
Il responsabile del progetto è l'azienda Lng Croazia, che porterà a compimento il progetto in due fasi: la prima contempla l'approntamento del rigassificatore offshore (un'enorme nave metaniera, alta come un edificio di 16 piani); la seconda prevede invece la costruzione del terminal sulla terraferma.
Dopo l'approvazione da parte del Sabor, è certo che i quarnerini non resteranno a guardare. Nei mesi scorsi c'erano già state iniziative di dissenso contro l'impianto in mare - erano state raccolte più di 15 mila firme - mentre il Consiglio della Regione quarnerino–montana (e quello di Castelmuschio) avevano respinto la presenza della struttura nelle acque di fronte a Fiume. Proprio ieri, di fronte alla sede del Sabor a Zagabria, il presidente del partito Bura, Hrvoje Burić, ha spiegato le motivazioni della contrarietà al rigassificatore galleggiante: «Se il potere dovesse accettare questo pericolo per il nostro ambiente, prometto che bloccheremo il ponte che collega l'isola di Veglia e la terraferma. Zagabria non può restare indifferente alle volontà e alle preoccupazioni dei quarnerini». Prima che il Sabor si riunisse, il ministro croato dell'Ambiente, Tomislav Corić, aveva dichiarato ai giornalisti che il terminal è di importanza strategica per il futuro energetico del Paese poiché consentirà ai croati un'erogazione sicura di gas e a prezzi non proibitivi. Il ministro del Turismo, Gari Cappelli, ha invece espresso la convinzione che il rigassificatore non danneggerà la locale industria turistica.
Intanto la situazione a Fiume e Veglia sta diventando bollente e anche il governatore della Regione quarnerino – montana, Zlatko Komadina, ha avuto parole durissime per la votazione espressa ieri nella capitale croata.
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