Legge flop sui tagli alle paghe di Palazzo

I numeri confermano le tesi del M5S: risparmi contenuti sugli stipendi degli eletti. Pesano rimborsi e indennità di funzione
Lasorte Trieste 21/05/13 - Regione, Nuova Giunta Regionale,
Lasorte Trieste 21/05/13 - Regione, Nuova Giunta Regionale,

TRIESTE. I numeri, busta paga canta, danno ragione al Movimento 5 stelle. Vitalizio a parte, naturalmente, il più grande privilegio di cui abbia goduto la Casta del Friuli Venezia Giulia, un benefit che continua a costare 8 milioni di euro all’anno alla comunità regionale. Ma sul resto – stipendio mensile, indennità di funzione e di fine mandato – i consiglieri pentastellati, diffondendo i cedolini di settembre, hanno fatto i conti correttamente. Il taglio delle retribuzioni è ben lontano dalle percentuali sbandierate da chi ad agosto, trasversalmente, ha approvato la legge sulla riduzione dei costi della politica.

Partiamo dallo stipendio mensile. L’indennità di presenza cala. Sensibilmente. Da 10.291 euro a 6.300, 3.991 euro pro capite in meno, una decurtazione del 38%. È il resto che non torna. Soprattutto nella circoscrizione di Trieste. Il sito istituzione della Regione aiuta. La sezione Consiglio regionale non è infatti aggiornata e riporta ancora i numeri della precedente normativa. Quella che prevedeva un fisso mensa di 735 euro e un rimborso per le spese di esercizio automezzo pari a 549,15 euro per gli eletti di Trieste, 1.537,62 per i goriziani, 2.196,60 per gli udinesi, 3.294,90 per carnici e pordenonesi. Oggi, invece, si va dai 2.500 euro onnicomprensivi per triestini e goriziani ai 3.500 euro per udinesi, tolmezzini e pordenonesi.

Un confronto? Tenendo conto che dei 49 consiglieri regionali in carica 19 sono di Udine, 12 di Pordenone, 9 di Trieste, 5 di Gorizia e 3 della Carnia, con le vecchie regole i rimborsi di Palazzo (vitto e auto) sarebbero costati 106.390,95 euro al mese, mentre oggi, dopo la legge 10, pesano 157.500, il 48% in più.

A comprendere come la Casta non si sia trattata male nemmeno stavolta è il paragone alla voce «funzione», l’indennità che spetta, secondo il dettato della legge 21 del 1981, ai due vicepresidenti del Consiglio regionale, ai quattro segretari dell'Ufficio di presidenza, ai presidenti delle commissioni permanenti e del comitato per la legislazione e (stavolta la legge è la 35 del 1996) ai presidenti dei gruppi consiliari. Ai vicepresidenti, in precedenza, veniva consegnato mensilmente un “plus” pari al 18% dell'indennità di presenza (1.852,55 euro), agli altri il 12% (1.235,03 euro). Oggi? La 10, all’articolo 17, detta che «ai consiglieri eletti a far parte dell'Ufficio di presidenza compete un’indennità aggiuntiva di funzione nella misura del 40% dell'indennità di carica del presidente del Consiglio regionale se eletti vicepresidenti e nella misura del 30% se segretari». Parrebbe un taglio se non che piazza Oberdan, all’articolo 31, confeziona il capolavoro. Intervenendo sulla legge 13 del 2003, l’aula alza infatti dal 50 al 60% dell’indennità di presenza l’indennità di carica del presidente del Consiglio e di quello della Regione. Un aumento che beneficia, a cascata, tutti i “fortunati” con indennità di funzione. Non sorprende dunque che quella voce per un capogruppo si alzi con le nuove regole di 277 euro: da 1.235 a 1.512 euro, +22%.

Altra sorpresa, per chi si fidava, il capitolo del trattamento di fine mandato. L’assegno dopo una legislatura è stato ridotto rispetto a prima. E non di poco. Si passa da 53mila euro lordi a poco più di 30mila. Ma, se prima i consiglieri si vedevano trattenuto il 5% dell’indennità di presenza (514 euro al mese, circa 30.850 euro nel quinquennio), ora non contribuiscono nemmeno per un centesimo. Unico passo avanti in direzione risparmio è che il trattamento a favore degli ex varrà al massimo per due legislature.

Morale della favola? Il contenimento dei costi della politica, a conti fatti, vale solo sul fronte extra-busta. E cioè su vitalizi e rimborsi ai gruppi. Oltre che sugli inquilini del Consiglio, ridotti da 59 a 49 dopo l’iter parlamentare conclusosi a inizio a gennaio. Giusto ricordare, peraltro, che il decreto legislativo 138 del 2011 prevede (non fosse per la specialità) per una regione come il Friuli Venezia Giulia di 1,2 milioni di abitanti un’assemblea legislativa di 30 eletti.

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