Le zanzare Ogm italiane destano preoccupazione

Continua la discussione su una delle più avanzate tecnologie dell’ingegneria genetica, conosciuta con il nome di “gene drive” (“guida genetica”).
Una zanzara tigre
Una zanzara tigre

TRIESTE Continua serrata in queste settimane, e non soltanto nella letteratura scientifica, la discussione su una delle più avanzate tecnologie dell’ingegneria genetica, conosciuta con il nome di “gene drive” ( “guida genetica”).

La metodica, sviluppata non più di tre anni fa, consiste nell’inserire, all’interno di un cromosoma, un gene di interesse insieme con un sistema genetico che consente a questo gene di essere copiato sull’altro cromosoma nella stessa cellula.

A livello di gameti, questo altera la probabilità del 50% che ogni segmento di Dna sia passato alla progenie; rapidamente, quindi, il gene in questione si sparge nella popolazione che lo contiene. Con questa metodica, prima ricercatori di San Diego hanno reso la zanzara anofele resistente alla malaria; poi, Andrea Crisanti, ricercatore italiano all’Imperial College a Londra hanno addirittura costruito un “gene drive” che rende sterili le zanzare femmine. Se immessi nella popolazione generale, questi due sistemi si spargerebbero rapidamente in tutte le zanzare presenti nell’ambiente, rendendole il primo resistenti alla malaria, il secondo addirittura portandole all’estinzione. Ed è proprio questo il problema che viene ora dibattuto: anche se a fini benefici, fino a che punto è giusto che l’uomo possa intervenire così direttamente sugli equilibri delle specie naturali? Ingegnerizzare brutalmente la natura sembra oltraggioso a tanti, incluso un gruppo di esperti che funge da consulenti alla Convention on Biological Diversity delle Nazioni Unite, gruppo che sta facendo pressione per una moratoria internazionale su queste tecnologie.

Movimenti di opinione hanno richiesto, nello scorso mese, che più di 1000 email ricevute e spedite da scienziati degli Stati Uniti che lavorano con fondi governativi fossero rese pubbliche, in accordo alla legge statunitense sulla libertà di informazione. La discussione è bene che diventi serrata anche in Italia, perché un laboratorio a Terni, in Umbria, ospita da poco uno dei più avanzati centri di produzione di zanzare “gene drive”, con camere di produzione ipertecnologiche costruite grazie a un progetto finanziato a Crisanti con 100 milioni dalla Bill Gates Foundation. Alquanto sorprendente la scelta dell’Italia e di Terni per questa iniziativa, ma sicuramente uno stimolo a iniziare una riflessione seria nel nostro Paese, anche finalizzata un appropriato inquadramento legislativo di queste problematiche.

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