Le vittime titine nel pozzo degli orrori
TRIESTE
La Slovenia ha scoperchiato un altro sarcofago della sua storia, ma ha lasciato il lavoro a metà. Sono passati tre anni, infatti, da quando i minatori di Trbovlje-Hrastnik hanno abbattuto l’undicesima intercapedine in cemento armato che sigillava il pozzo Santa Barbara della miniera di Huda jama nei pressi di Laško nel Nordest del Paese. Davanti ai loro occhi si è spalancato l’orrore: 432 cadaveri mummificati ammassati nell’enorme buco che hanno scosso anche le menti degli allenati medici legali presenti sul posto. Sono i resti dei “domobranci” massacrati nell’immediato dopoguerra dalle truppe di Tito. Ma tutto è finito qui. Un’esumazione scomoda che è stata bloccata.
Degli eccidi perpetrati a Huda jama finora esistevano solo alcune testimonianze (anche se tutti coloro i quali vivevano nei dintorni sapevano bene che cosa era successo). Una di queste è quella di un autista di camion che all’apposita Commissione governativa ha dichiarato di aver preso parte nel giugno del 1945 al trasporto dei “domobranci” dal campo di concentramento di Teharje alla miniera di Laško dove sono stati sommariamente fucilati. I camion hanno trasportato per sette notti consecutive i prigionieri davanti alla miniera, fino a quando questa non si è riempita di cadaveri. Un conto sommario parla di 2.500 vittime. Solo nel 2008 l’apposita Commissione governativa ottenne le necessarie autorizzazioni per iniziare a scavare nel pozzo Santa Barbara. I lavori iniziarono a luglio ma dopo aver abbattuto il primo muro gli operai si sono trovati davanti a un ammasso di materiali inerti che ricoprivano il pozzo. Si misero a scavare e finalmente ora, dopo aver bucato ben undici suolette di cemento armato che sigillavano il “buco” si sono trovati davanti alla macabra scoperta. «Ho visto tante cose nella mia carriera - ha dichiarato il medico dell’Istituto di medicina legale di Lubiana, Jože Balažic - ma quello che ho visto nella miniera ha sconvolto la mia coscienza». I medici legali hanno accertato la presenza di almeno 346 scheletri mummificati, ma effettuati i sondaggi del pozzo che è profondo 45 metri hanno chiarito che in tutto i cadaveri presenti sono 2.500. I cadaveri, soprattutto di maschi, presentano fori alla testa e sul corpo. Gli esperti ritengono che i prigionieri o sono stati ammazzati davanti alla miniera e poi buttati dentro, oppure gettati nel “buco” ancora vivi e poi ammazzati sistematicamente. Una tecnica che ricorda molto da vicino quella usata nelle foibe. Le ossa dei 346 cadaveri sono state raccolte e inumate in una fossa comune scavata davanti alla miniera di Huda jama.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo