Le videocamere dietro il caso Berlasso

Ipotizzato un “cartello” nelle gare di appalto che coinvolge il direttore della Protezione civile. L’inchiesta da una segnalazione
Di Luana De Francisco

UDINE. Un “cartello” tra società con sede dentro e fuori regione, finalizzato a controllare e gestire gli appalti per l’affidamento di opere e servizi in materia di videosorveglianza. Non un singolo episodio di turbativa d’asta e una sola ditta in grado di prevaricare sulle concorrenti, quindi, ma un meccanismo collaudato e una platea di società pronte anche ad accordarsi tra loro, pur di vedersi garantita una fetta della torta. È in questa prospettiva che la Procura di Udine starebbe lavorando, nell’ambito dell’inchiesta avviata l’estate scorsa, sulla scorta della segnalazione giunta da una persona a conoscenza dei fatti, e culminata nella notifica degli avvisi di garanzia al direttore centrale della Protezione civile del Fvg, Guglielmo Berlasso, al funzionario Walter Stabile e a Flavio Tagliabue, della Mediaeffe di Cesano Maderno, in provincia di Monza e Brianza.

Quello che finora è trapelato sarebbe soltanto la punta dell’iceberg di un sistema di assegnazione degli appalti molto più articolato. E che coinvolgerebbe anche diverse aziende operanti sul territorio regionale. Si spiegherebbero così l’accesso e l’acquisizione documentale effettuati l’altro giorno dai carabinieri del Nucleo investigativo di Trieste negli uffici della presidenza della Giunta regionale. Una montagna le carte raccolte tra gli uffici di Trieste, la sede della Protezione civile di Palmanova e quella della Mediaeffe. L’obiettivo degli inquirenti, coordinati dal pm Marco Panzeri, era di reperire quanti più atti possibili, relativi alle procedure seguite nell’acquisizione di tecnologie e supporti, per i sistemi di videosorveglianza in regione.

Nel mirino, per quanto riguarda la ditta lombarda e le altre collegate a Tagliabue e risultate non vincitrici, le procedure gestite direttamente dalla Protezione civile dal 2012 a oggi. Ma lo spettro, per tutte le altre, potrebbe essere assai più ampio. La ricognizione dei carabinieri avrebbe riguardato anche gli affidamenti relativi al servizio di centralizzazione a Palmanova della videosicurezza dei Comuni delle quattro province, contemplato in un progetto finanziato dalla Regione e che lasciava alle municipalità la scelta delle imprese cui assegnare la posa dei sistemi di videosorveglianza nei punti più a rischio di ciascuna città e che incaricava la Protezione civile di occuparsi degli aspetti legati al cablaggio dei dati con le sedi dei Vigili del fuoco e degli organi di polizia. Operazione, questa, alla quale risulta avere partecipato la stessa Mediaeffe, oltre ad alcune aziende locali, tra cui anche la Sim2 dell’ex presidente degli industriali di Pordenone, Maurizio Cini. L’avvocato Luca Ponti, legale sia di Berlasso che di Stabile, dice: «Abbiamo cominciato a studiare la documentazione, che non è poca, per poterci poi presentare dal pm e dare tutte le spiegazioni necessarie».

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