«Le urla dal balcone, poi il corpo a terra. Ma respirava ancora»

TRIESTE. «Abbiamo sentito urlare - raccontano alcuni vicini che abitano negli altri piani del palazzo - ma inizialmente pensavamo che quelle grida provenissero dalla strada, visto che spesso da queste parti vengono a far baldoria gruppi di ragazzi o gli assistiti del Dipartimento dipendenze». Quelle urla arrivavano invece dal sesto piano: era la disperazione dell’ex fidanzata di Daniel. «Lei non è scesa dal palazzo», aggiungono ancora i condomini: È rimasta al balcone. Ci gridava di andare via, che aveva già chiamato lei l’ambulanza».

I vicini sono sconvolti per quanto è successo. Soprattutto chi ha visto il corpo del giovane Daniel disteso a terra, ormai esanime. «Non è morto subito», riferisce un testimone che si è fiondato immediatamente in strada: «Quando siamo arrivati noi stava ancora respirando. Era in una pozza di sangue e aveva una frattura scomposta alla gamba». Il ventinovenne quella sera indossava un paio di jeans corti e una canottiera nera. Secondo uno dei presenti, il ragazzo è precipitato con il cellulare in mano. «Abbiamo trovato lo smartphone praticamente accanto a lui. Era intatto». Ma la madre di Daniel smentisce questa ricostruzione: «Non è vero, il cellulare era nel suo zaino e ce l’ho io».

Altri vicini raccontano di aver sentito litigare prima di avvertire il tonfo dell’impatto del corpo con il pavimento sottostante. «Sapevamo che in quella coppia c’erano problemi seri e che lei ormai si vedeva con un altro ragazzo, lo vedevamo qui - spiega un altro condomino - ma nessuno poteva immaginare che le tensioni arrivassero a questo livello». 

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