Le Torri d’Europa in attesa della scossa tra locali in vendita e clienti ad alta fedeltà

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Dei 100 fori commerciali all’interno delle Torri d’Europa, oggi 12, per un totale di 848 metri quadrati (il centro dispone di 100 mila mq) e per un valore stimato di oltre un milione e mezzo di euro, sono ufficialmente in vendita. A questi si aggiunge un’unità che il prossimo 14 maggio il Tribunale tenterà di vendere all’asta per 37 mila euro. Ma aldilà dei locali in fase di alienazione, nella struttura che quest’anno ha superato i 18 anni di attività la quantità di negozi ora chiusi è superiore, e sotto gli occhi di tutti. La direzione indica che il 65% dei negozi è aperto. Alla base di una situazione che si trascina ormai da anni c’è anche quello che molti definiscono il «peccato originale», ovvero il fatto che, a differenza degli altri centri commerciali della regione, lì non insista un’unica proprietà che gestisce i diversi fori commerciali, bensì ben 65 soggetti. È per questo motivo che i fori finiscono singolarmente in vendita. «La situazione rispecchia quella commerciale e immobiliare di questo periodo», osserva il direttore Stefano Minniti, il quale, assieme ad Alberto Miani, presidente del Cda della Torri d’Europa Scarl che gestisce il centro, senza sbilanciarsi troppo riferisce di una possibilità di rilancio della struttura a breve termine. «Una soluzione all’orizzonte ce l’abbiamo, e se l’operazione alla quale stiamo lavorando dovesse andare a buon fine essa cambierebbe le sorti del centro commerciale – rileva Miani – ma per questioni di riservatezza preferisco non fornire ancora dettagli». Bocche cucite, insomma, sul perimetro della trattativa in corso. Minniti si limita a spiegare che «coinvolge diversi proprietari, è in evoluzione, e si spera venga definita nel più breve tempo possibile». Esclusa la cessione dell’intero centro a un fondo o ad un’unica società, Miani spiega che attualmente «ci sono anche quattro società che trattano articoli per la casa interessate ad aprire, ma le stiamo tenendo in stand-by proprio per chiudere prima l’operazione alla quale stiamo lavorando». Questo è certamente il momento più buio della storia per i centri commerciali, che si trovano a combattere con le chiusure in festivi e prefestivi imposte dai Dpcm financo in zona gialla.
Ieri all’ora di pranzo all’interno delle Torri i clienti erano veramente pochi. Una tendenza comune, ora, in tempi di limitazioni, anche ad altre analoghe strutture, ma aggravata in questo caso dal fatto che ampi spazi sono privi di negozi. Il centro, tra corridoi e spazi comuni, risulta comunque ben gestito, curato e pulito. «Bisogna ospitare più servizi, anche artigianali, e più iniziative, per rendere ancora più utile e attraente il centro per i residenti della zona», sostiene la giovane Micaela Nordio, impegnata nella gioielleria Sarni Oro: «Per le attività del centro che si trovano in punti dove tanti negozi hanno chiuso è difficile lavorare, perché è inevitabile che vedendo tutte le luci chiuse lungo un corridoio la gente svolti altrove».
L’area dove si registra un maggior viavai – ipermercato a parte – è certamente quella che da via Alviano si spinge fino all’edicola, dove lavora Federica Flego: «Ci sono senza dubbio tanti negozi chiusi – ammette – ma noi abbiamo comunque il nostro giro».
Il secondo piano è quello che sta pagando il prezzo più alto in termini di chiusure. Lì, a giugno, abbasserà le serrande anche la profumeria Douglas, dopo la recente dipartita di Timberland. «C’è bisogno di una politica di rilancio, di più negozi», indica Mimma Laudicina del negozio di pelletterie Pellicano. I clienti affezionati però non mollano. Come Fulvio Stefani e Melita Piciga: «A noi le dimensioni di questa struttura piacciono, per quello che ci serve va benissimo, ma ci rendiamo conto che per andare avanti e per attrarre nuova clientela il centro deve tornare ad accogliere tanti nuovi negozi».
Negli ultimi mesi ci sono stati degli avvicendamenti nella gestione dei negozi di telefonia, e nel garage ha aperto l’autolavaggio. «Siamo alla ricerca di nuovi servizi da offrire», indica ancora Minniti, che racconta degli sforzi in atto per dare un segnale di vicinanza alla gente: «L’aver concesso gratuitamente gli spazi per effettuare il servizio drive-in dei tamponi va in questa direzione, così come per aiutare la comunità abbiamo già dato la disponibilità a trasformare ulteriori spazi in punto vaccinale».—
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