Le strane assunzioni dell’era Melato al Burlo
Amico di quello, figlio dell’altro. Assunzioni facili e concorsi dubbi, almeno nell’esito, con una particolarità: il filo diretto con l’Ordine dei medici, trasformato in una sorta di ufficio di collocamento per l’ospedale. Al Burlo funziona anche così. Non solo pazienti e medici in fuga, come documentato in questi giorni, ma anche una curiosa gestione del personale.
Sono vari i casi registrati negli ultimi anni, piombati sulle scrivanie degli uffici amministrativi dell’Irccs e dei sindacati, ripetutamente segnalati ai piani alti della Regione. Alcuni già noti, altri meno, che spuntano solo ora.
Non era passato inosservato, ad esempio, il tentativo del direttore generale Mauro Melato, riuscito a metà, di portarsi al Burlo un’addetta dell’Ordine dei medici, quell’Ordine che il manager presiedeva prima di ricevere l’incarico in via dell’Istria. Tra i primi atti del dg nel 2010, appena insediato, figura la nomina dei vertici: a capo della direzione amministrativa Melato colloca Costanza Santin, già dirigente dell’Ordine professionale di Trieste. Il posto di prestigio all’istituto è ricoperto però solo dal 7 giugno al 3 dicembre. Cosa lo manda all’aria? La donna non viene giudicata idonea dal Collegio sindacale dell’ospedale pediatrico perché priva dei necessari requisiti. Un atto considerato illegittimo anche secondo il parere del ministero della Salute, di cui la Regione in un momento successivo dovrà “prendere atto”.
Pochi mesi di lavoro in un ruolo incompatibile con il curriculum personale le permettono però di rientrare comunque tra i fortunati vincitori dei “premi di produzione” assegnati dalla Regione ai vertici sugli obiettivi raggiunti dall’Irccs. Circostanza che viene a galla oggi, grazie a carteggi finora inediti: il decreto n°28/2013 del Burlo aveva riconosciuto pure a Santin, insieme ai direttori generale e sanitario, un aumento di stipendio “fino a un massimo del 20%”, per il periodo di lavoro svolto, su una paga base di 104 mila euro. Le carte dicono questo.
È l’anno in cui, il 2010, il management viene premiato anche per aver interrotto e poi trasferito a Udine il coordinamento regionale di raccolta del sangue cordonale per il trapianto di cellule staminali, un’attività di prestigio per l’Irccs avviata nel 2008. Lo stop si era scontrato non solo contro il parere del Consiglio comunale, ma pure del ministero della Sanità.
Il ponte diretto tra Ordine dei medici e Burlo è ben che solido: due anni dopo il salto tocca a Denise Demarchi, pure lei in carico all’organismo professionale. Un trasloco certamente meno altisonante del precedente: con la delibera n°284 del novembre 2012, Demarchi approda in “mobilità volontaria” in via dell’Istria con la nomina di co-auditore amministrativo per sostituire un pensionato.
Alzando il coperchio sui fatti più recenti, si scopre che nell’area amministrativa del Burlo c’è spazio per Martina Pandullo, figlia del più noto Claudio, presidente dell’Ordine. Alla giovane, fino a quel momento alle dipendenze dell’Azienda sanitaria, con decreto 87 protocollo P35 del 2013 viene attribuita anche la qualifica di posizione organizzativa in direzione. L’organismo professionale triestino, con sede in piazza Goldoni, in un modo o nell’altro si conferma fucina di riferimento e riesce a sfornare pure il medico del lavoro Giuliano Pesel, consigliere del direttivo dell’Ordine e ora dirigente dell’istituto, titolo conferito previo concorso e delibera, la n°246.
A proposto di concorsi, nell’ambiente fa ancora discutere quello vinto da Elisabetta Danielli, prima in classifica nel settembre 2013 per un incarico da “biologo in Patologia clinica” al Laboratorio analisi. Dove però non avrebbe mai messo piede. Il suo nome è invece nello staff della direzione sanitaria, non esattamente un laboratorio, come responsabile di un ufficio “Innovazione”, precisano dai piani alti. Creato su misura, come si mormora? Difficile da dimostrare. Sta di fatto che i colleghi in graduatoria hanno gareggiato, al concorso, per un posto fantasma.
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