Le spregiudicate operazioni prima del crac

Le cronache hanno sempre registrato molto dell’imprenditore, specie nel periodo in cui il binomio “conte e barone”, Agostino Della Zonca e Raffaello de Banfield, andava da gloria a miseria senza via intermedia. Ma i dettagli della sua avventura imprenditorial-finanziaria sono sempre apparsi con estrema parsimonia. È noto che come amministratore delegato della Tripcovich ne spostò l’asse con progressive acquisizioni sul piano finanziario, meno noto che tentò di acquistare “Il Piccolo”, è noto che l’operazione più ardita fu l’acquisizione del pacchetto di controllo della Gottardo Ruffoni, società di trasporto quotata in Borsa e con un fatturato (si diceva allora) di 800 miliardi di lire, meno ripetuto invece che differenziò il pacchetto acquisendo il controllo anche di un paio di piccole società di assicurazioni. A queste aggiunse l’acquisto di società di trasporto francesi, e così via, così via. Tanto che il gruppo, negli anni dello splendore, fu accreditato di aver aumentato il proprio valore «da 30 a 1000 miliardi in sette anni».
Dietro questa frenetica attività, anche l’appoggio alla squadra femminile di basket a Trieste «che arrivò in A1» (ricorda oggi il figlio) e attività benefiche ad Arcade, in Veneto, il paese dell’infanzia, dove sostenne l’asilo «e per 40 anni nel giorno di Santa Lucia andò a portare i regali ai bambini». Meno noto che, neanche ben chiuso il nero capitolo Tripcovich, Della Zonca di diresse a una nuova impresa, acquistando dalla Zoppas la Cogolo Engineering (impianti di conceria e calzaturifici chiavi in mano) con l’intento di espanderla in Medio Oriente. “Il tenace Agostino” (questo, pare, il soprannome) sembrò pronto a replicare, con la Cogolo, la traiettoria della Tripcovich. Gli osservatori meno coinvolti dicevano: «È stato il primo a capire l’importanza strategica del trasporto merci su scala europea». Nello stesso tempo ne ammiravano l’eleganza, l’esuberanza. Forse anche la spregiudicatezza. (g. z.)
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