Le sposine di Londra ringraziano il sindaco «Gesto non scontato»

In collegamento da Londra via Skype, i volti di Viviana Magnarin e Susan Harrison, comodamente sedute sul divano di casa, vengono proiettati sul telone nella sala del Caffè San Marco. Sono i volti sorridenti di chi sente di aver contribuito nel suo piccolo a una battaglia che ritiene importante. Viviana e Susan sono una delle coppie dello stesso sesso il cui matrimonio celebrato all’estero, nel loro caso proprio a Londra, è stato trascritto dal sindaco Roberto Cosolini. La coppia ha presentato la sua testimonianza nell’ambito di un incontro organizzato dall’Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia a cui ha partecipato, tra gli altri, la nuova presidente dell’associazione Antonella Nicosia. La triestina Viviana ha parlato per entrambe, visto che sua moglie Susan non mastica l’italiano: «Ci siamo conosciute sei anni fa, siamo state insieme per quattro o cinque anni e infine abbiamo deciso di sposarci». All’inizio avevano valutato l’idea di ricorrere alle unioni civili: «Poi abbiamo scoperto che il parlamento inglese stava lavorando ai matrimoni fra persone dello stesso sesso e così abbiamo deciso di aspettare. Appena hanno approvato la legge siamo andate a informarci per le pubblicazioni».
Gli impiegati comunali londinesi hanno chiesto alle due di dare comunicazione delle nozze al consolato italiano: «Ci siamo sposate il primo novembre dell’anno scorso e a febbraio ho mandato le certificazioni al consolato che le ha trasmesse al Comune di Trieste». Poi un silenzio durato qualche mese: «La notizia della trascrizione da parte del sindaco ci è arrivata di recente, quando delle amiche ci hanno chiesto se eravamo noi quelle sul giornale. È stata una bellissima notizia perché non lo davamo per scontato, sappiamo bene qual è il contesto».
Com’è l’Italia vista da Londra? «Qui il matrimonio fra persone dello stesso sesso è stato garantito di recente eppure nel quotidiano non ci si pone già più alcun problema. Decine di persone si sposano ogni giorno e non diventa mai un caso se sono dello stesso sesso. Ma ci colpisce avere pieni diritti qui mentre quando veniamo in Italia li perdiamo: ci basta prendere un volo low cost per Ronchi per “divorziare” e “risposarci” non appena prendiamo l’aereo per il ritorno a Londra».
La scelta di chiedere la trascrizione al Comune di Trieste è stata un modo «per contribuire all’onda del riconoscimento dei diritti che sta avvenendo in tutta Europa. Tutte queste conquiste sono state ottenute con decenni di lotte e anche noi volevamo fare la nostra piccola parte». All’incontro ha partecipato l’assessore comunale Laura Famulari: «Trascrivendo quelle nozze il sindaco si è trovato inserito in un contesto politico pur esercitando meramente un ruolo burocratico, quello di ufficiale dell’anagrafe. Aveva condiviso questa scelta in giunta e noi siamo stati tutti al suo fianco». L’avvocato Patrizia Fiore della Rete Lenford ha dichiarato: «Il ritardo italiano contrasta in modo cruciale con l’idea del riconoscimento dei diritti nell’Ue. Il fatto non è solo simbolico ma anche giuridico: ci sono persone sposate in Inghilterra che per l’Italia non lo sono. Ecco perché è necessario che questi matrimoni vengano riconosciuti anche da noi, anche se non vengono ancora celebrati». La neo presidente di Arcigay ha affermato: «Si parla tanto di questo problema ma a volte mi sembra si discuta del sesso degli angeli, laddove basterebbe il buon senso. Mi chiedono cosa ho pensato dopo aver sentito le parole del vescovo (che ha definito i matrimoni fra persone dello stesso sesso un «suicidio dell’umanità», ndr) e rispondo che ognuno fa il suo mestiere: noi dobbiamo lavorare per far passare una legge che sia degna di tale nome e non sia un compromesso destinato a scontentare tutti».
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