Le sanzioni dell'Ue fermano il greggio russo anche in Serbia

In chiusura i rubinetti dell’oleodotto gestito dalla croata Janaf, che dall’isola di Veglia raggiunge anche la Serbia

Mauro Manzin
Uno scorcio degli impianti del terminal di Omišalj (Castelmuschio) sull’isola di Veglia
Uno scorcio degli impianti del terminal di Omišalj (Castelmuschio) sull’isola di Veglia

TRIESTE La decisione sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia è stata finalmente approvata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, il che significa che - con alcune eccezioni per Ungheria, Bulgaria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Croazia - in sei mesi nel L'Ue imporrà il divieto senza precedenti sulle importazioni di petrolio russo e in otto mesi di prodotti petroliferi russi. L'embargo petrolifero si applica alle importazioni via mare, ma Polonia e Germania sono disposte ad applicare l'embargo volontariamente anche alle importazioni via terra. In questo modo sarà bloccato il 90 % delle importazioni russe.

Questo pacchetto di sanzioni vieterà a Janaf (operatore statale croato che gestisce l’oleodotto adriatico, quello che dal terminale petrolifero di Omišalj (Castelmuschio), sull’isola di Veglia, arriva a Fiume per poi, ramificandosi, solcare la Croazia in direzione Ungheria, Slovenia, Bosnia, Serbia) di continuare a trasferire petrolio da Omišalj alla Serbia, perché gli esperti della Commissione europea interpellati dal quotidiano croato Večernji list affermano che tutti i divieti dell'embargo petrolifero si applicano anche al transito nei Balcani occidentali. Dunque brutte notizie per il presidente Vučić che ha appena firmato con la società russa Gazprom il rinnovo della fornitura di gas a prezzo molto basso per i prossimi tre anni. Ma non di solo gas si nutre la macchina industriale nel mondo e, quindi, anche in Serbia. Senza pensare al tema dell’approvvigionamento di benzina e gasolio per gli automezzi. Alcuni derivati del petrolio potranno continuare ad essere importati dalla Russia in Croazia fino a fine 2023 e la raffineria di Fiume della società petrolifera Ina-Mol (azienda controllata dai magiari)potrebbe così continuare a produrre gasolio. L' Ungheria ha ricevuto le maggiori concessioni dopo aver bloccato l'adozione dell'intero pacchetto per più di tre settimane. Le è stato concesso il diritto di continuare a importare petrolio russo attraverso l'oleodotto Druzhba, e le è stata concessa anche l'opzione di riserva per importare petrolio russo via mare da Castelmuschio di Veglia tramite l’oleodotto Janaf nel caso in cui le distruzioni della guerra in Ucraina rendessero Druzhba inutilizzabile. Da rilevare che il nome dell'uomo d'affari serbo Bogoljub Karić è stato aggiunto alla lista dei tycoon cui bloccare i beni visti i suoi conclamati legami con il regime di Alexander Lukashenko in Bielorussia.

Gli esperti della Commissione europea affermano di non aspettarsi che l'embargo petrolifero in questa forma abbia un impatto diretto sull'aumento dei prezzi del petrolio perché le loro analisi suggeriscono che il mercato ha già calcolato la possibilità di tali sanzioni nel prezzo. Anche il periodo di transizione di 6 e 8 mesi prima dell'entrata in vigore dovrebbe attenuare lo shock del balzo dei prezzi. Tuttavia, tali sanzioni non sono mai state introdotte, quindi le aspettative della Commissione potrebbero rivelarsi errate. Inoltre, nessuno sa ancora se ci saranno - e quali - tentativi di aggirare le sanzioni, come barare sulla composizione del petrolio mescolando russo con qualche non russo, cosa che, secondo alcuni, sta già avvenendo sulle petroliere che salpano per l'America. Gli Stati membri e le loro autorità nazionali saranno responsabili del monitoraggio dell'attuazione delle sanzioni .

Al termine dei negoziati, l'Ungheria ha anche cercato di ottenere il diritto a un periodo di transizione più lungo durante il quale Mol potesse esportare petrolio russo raffinato in altri Stati membri dell'Ue, ma alla fine non l'ha ottenuto. Il petrolio russo non potrà essere esportato, né in forma grezza, né raffinato, da nessun'altra parte nell'Ue dall'Ungheria e dalla Slovacchia. —

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