Le ricette dei candidati alla corte delle categorie

Centrodestra e centrosinistra in piena sintonia con la linea di Confindustria M5s marca le distanze. Assenze “tattiche” da Coldiretti. Leu critica il Jobs Act
Silvano Trieste 2018-02-26 Portopiccolo, faccia a faccia con i candidati
Silvano Trieste 2018-02-26 Portopiccolo, faccia a faccia con i candidati

TRIESTE. Dopo le imprese innovative, in Italia anche la politica è diventata 4.0, se centrodestra e centrosinistra parlano con Confindustria senza manifestare alcun distinguo sulle politiche economiche e di sviluppo che la categoria ha chiesto di mettere in campo nella prossima legislatura. Qualche elemento dissonante, ferma restando la disponibilità al dialogo e la condivisione di molte proposte, arriva solo dai 5 Stelle. È quanto emerge dall'incontro organizzato ieri, lunedì 26 febbraio, dagli industriali della Venezia Giulia a Portopiccolo, dove Riccardo Illy, Debora Serracchiani, Guido Pettarin, Renzo Tondo e Pietro Neglie si sono confrontati sul documento “La visione e la proposta”, contenente le richieste di Confindustria per il prossimo governo. Un appello che i due poli hanno accolto in toto, venendo incontro a quello che il presidente Sergio Razeto ha definito «il sentiment della categoria, che vuole ricordare l'importanza dell'industria a chi governerà l'Italia».

La dem Serracchiani ha richiamato «i due aspetti fondamentali del documento: inclusione e crescita. Il primo è legato all’occupazione giovanile e all'investimento sul capitale umano; il secondo alla valorizzazione delle aziende, come già fatto con la misura Impresa 4.0 e con quanto portato avanti dalla Regione, che ha programmato per creare i cluster industriali e investito sull'economia a basso impatto ambientale». La presidente ha invitato chi verrà a porsi sulla strada della continuità: «Jobs Act e altre riforme utili vanno riadattati ma non messi da parte e bisogna lavorare all'abbattimento delle tasse».

L’indipendente Illy ha evidenziato che «io e Confindustria la pensiamo in maniera simile». Secondo Illy bisogna puntare alla «piena occupazione come rinascimento e preoccuparsi di chi pagherà le pensioni quando la popolazione attiva sarà la metà di quella non attiva, ferma restando la necessità di regolamentare l'immigrazione». L’accento è stato posto quindi sulla «necessità di semplificazione, che si può fare in tempi rapidi» e sulla diminuzione del debito, «tenendo ferma la spesa e utilizzando le entrate in crescita per ridurre il dovuto».

L’azzurro Pettarin ha riconosciuto che «prima di cancellare quanto fatto bisogna discernere ciò che ha prodotto risultati. Serve un'Italia che include, cresce e rassicura, come dice Confindustria. Tanta Europa sarà l'arma per affrontare meglio il futuro».

Per Tondo (Nci) «stiamo uscendo dalla crisi ma ancora non ci siamo, se siamo ultimi in Europa per crescita. Per migliorare servono taglio del debito e occupazione, che può essere creata solo dal sistema privato». Tondo ha quindi invitato ad «affrontare il nodo immigrazione: il molto denaro pubblico speso è utilizzabile diversamente». Quanto alle pensioni «la riforma Fornero è stata una cosa giusta a quell'epoca, ma ha creato problemi reali per chi fa lavori usuranti e per i giovani». Neglie (M5s) ha definito «difficilmente opinabile la richiesta di più lavoro, più crescita, più semplificazione e meno debito. Sulla riduzione del rapporto deficit-pil siamo d'accordo con Confindustria e sulla semplificazione vogliamo un comitato parlamentare per disboscare la giungla normativa. Dico però che serve il rilancio della componente pubblica per dare vigore a quella privata e che sul Jobs Acti ci sono differenze di fondo nei rispettivi punti di vista».

Incontro con le categorie anche a Udine, dove centrosinistra e M5s hanno firmato il manifesto di Coldiretti, su origine dei prodotti alimentari, semplificazione, importazioni e reati agroalimentari. Presenti il dem Francesco Martines e i grillini Domenico Balzani e Aulo Cimenti. Non è mancata una coda polemica, con Martines ad attaccare il candidato del centrodestra Daniele Moschioni, che «si nega a cittadini e categorie. Continua a nascondersi ed evitare i dibattiti pubblici: un comportamento inaccettabile per un candidato che vorrebbe rappresentare una fetta importante del paese moderato e che invece rappresenta solo la più sprezzante frangia della Lega qualunquista».

A Trieste centrodestra e Leu si sono infine confrontati con Confcommercio e Confartigianato. Per gli azzurri, se Laura Stabile ha ribadito che «la sanità pubblica è il mio impegno principale da candidata», Sandra Savino ha auspicato che «sugli appalti la politica riprenda responsabilità ora divise tra magistratura e amministrazione», mentre ha chiesto «normative sui reati bancari, argomento che riguarda tutte le imprese del Paese». Dal Mas ha richiamato «i vantaggi della flat tax, che è una vera rivoluzione fiscale», proponendo inoltre di «estendere la cedolare secca a tutte le attività». Il leghista Massimiliano Fedriga ha sottolineato l'esigenza di «attrarre investimenti», davanti al problema della «concorrenza della Slovenia che ha tassazione molto più bassa della nostra». Fabio Scoccimarro (Fdi) ha detto infine che bisogna «abolire gli studi di settore e cambiare il rapporto col fisco: oggi l'imprenditore deve dimostrare di non essere un ladro. Noi vogliamo abbassare le tasse e incentivare i patrioti del made in Italy che non delocalizzano».

Da sinistra, Fabio Omero ha indicato invece le priorità nel «sostegno al credito per le pmi e in un piano capace di coniugare sviluppo economico ed ecologia». «Fortissimi dubbi sul Jobs Act», ha continuato, chiedendo inoltre «l'abolizione dell'alternanza scuola-lavoro» e l'introduzione del «reddito di base, perché l'economia dei lavoretti che riguarda tanti giovani non è tutelata». Serena Pellegrino ha bocciato il nuovo codice degli appalti, le delocalizzazioni e «la rinuncia al piccolo artigianato». Poi il passaggio sul «mito della concorrenza: quando sento che dobbiamo essere più competitivi mi viene la pelle d'oca».
 

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