Le radici triestine di Fiorello LaGuardialeggendario sindaco di New York City
A 125 anni dalla nascita iniziative in programma anche in città e a Fiume
Fiorello Henry LaGuardia era nato a New York l’11 dicembre 1882, figlio di Achille, un italiano di Cerignola (Foggia), capo della banda musicale dell'esercito degli Stati Uniti, e Irene, una triestina ebrea di origine ungherese. Nel 1898 la famiglia si trasferì nella casa materna di Trieste, allora autro-ungarica. Tra il 1901 e il 1906, LaGuardia trovò il suo primo lavoro presso i consolati statunitensi di Budapest, Trieste e Fiume. Nel 1906, quando torna a New York, il giovane Fiorello parla correntemente sette lingue (inglese, italiano, francese, tedesco, ungherese, ebraico, yiddish). A New York lavora come interprete per il Servizio Immigrazione a Ellis Island e studia legge alla New York University. Nel 1910 inizia a esercitare la professione legale e nel 1915 diventa Assistente Procuratore Generale di New York. Nel 1916 diventa il primo italo-americano a essere eletto al Congresso degli Stati Uniti per il partito repubblicano. Verrà rieletto per cinque mandati consecutivi come rappresentante del collegio italiano ed ebraico di East Harlem. Nel novembre 1933 viene eletto sindaco, carica che manterrà per tre mandati, fino al 1945, guadagnandosi la fama di onesto ed efficiente amministratore. Attacca duramente il fascismo e il nazismo americani; e quando i nazisti gli appioppano l'etichetta di sindaco ebreo di New York, risponde spiritosamente: «Non avevo mai creduto di avere abbastanza sangue ebraico nelle vene da giustificare il fatto di potermene vantare».
Fiorello La Guardia morì di cancro il 20 settembre 1947.
TRIESTE «Leopold Bloom è assai più triestino che dublinese. Ai primi del secolo Trieste era abitata da molti ebrei, che vi erano accolti assai meglio che in altre città dell’impero. Per questo Joyce qui potè immaginare la figura di Bloom, il protagonista dell’Ulisse, il padre alla ricerca del figlio, con un autentico retroterra ebraico: cosa difficile a farsi a Dublino dove la popolazione ebraica era molto ridotta». Scriveva così il New York Times, alcuni giorni fa, a proposito delle iniziative promosse nella Grande Mela per ricordare Fiorello LaGuardia, il mitico sindaco italo americano di New York. L’accostamento tra Little Flower, come lo chiamano negli Stati Uniti, e Leopold Bloom, a prima vista può sembrare bizzarro. Ma ad accomunare i due, come sottolinea il prestigioso quotidiano, contribuiscono in misura decisiva la vicinanza all’ebraismo e uno strettissimo legame con Trieste: due elementi, ormai forse più noti oltreoceano che qui da noi.
Proprio su questa duplice matrice si sta infatti giocando in queste settimane a New York una suggestiva riscoperta di Trieste quale crogiolo di lingue, religioni e culture che per certi versi seppe prefigurare il melting pot statunitense. Ne è artefice il «Primo Levi Center», centro studi dedicato alla storia, alla cultura e alle tradizioni dell’ebraismo italiano, che in collaborazione con la Comunità ebraica di Trieste, il supporto logistico di Key tre viaggi e il patrocinio del Consolato italiano di New York ha da poco dedicato una manifestazione a La Guardia in vista dei 125 anni dalla nascita che si celebreranno in autunno. E accanto a Fiorello, sono in arrivo a breve eventi in memoria di Joyce (in occasione del Bloomsday, il 16 giugno) e di Svevo. Mentre proprio a Trieste e nella vicina Fiume sono in preparazione ulteriori iniziative incentrate sulla figura di La Guardia.
«Trieste – spiega Natalia Indrimi, direttore del Primo Levi Center, – è una protagonista della storia familiare di Fiorello LaGuardia. Qui, nel 1880, il compositore pugliese Achille LaGuardia, incontrò infatti la giovanissima Irene Coen Luzzatto durante una tournée. Fu amore a prima vista: la coppia si sposò subito e partì per New York, dove Achille era stato ingaggiato come arrangiatore dalla stella dell’opera Adelina Patti». «La madre Irene, figlia di Fiorina e Isac Abram Coen, apparteneva a un’antica famiglia ebraica, fra i cui antenati figura il famoso rabbino Shmuel David Luzzatto, detto Shadàl» spiega Mauro Tabor, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Trieste, che a New York ha proposto la figura di Fiorello LaGuardia nel suo rapporto con la città attraverso un breve video. Ma il ruolo della città nella vita del futuro sindaco non si esaurisce nella radice famigliare e coinvolge invece in modo profondo la sua visione della politica.
Fiorello, così chiamato in onore della nonna triestina Fiorina Luzzatto, tornò infatti a Trieste a 19 anni, insieme ai genitori e alla sorella Gemma, e vi trascorse un periodo fondamentale per la sua formazione. «La città – dice infatti Tabor - già allora era una porta verso la salvezza per le centinaia di migliaia di ebrei che dai primi dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale scappavano dall’Europa e dalle persecuzioni alla volta dell’America o in Palestina. Tanto che fino allo scoppio della seconda guerra mondiale Trieste fu il principale porto d’imbarco per Israele, fino a vantare il titolo di “Shaar Zion”, Porta di Sion». Il giovane LaGuardia, console americano d’Austria Ungheria a Trieste, Budapest e Fiume, lavorerà a stretto contatto con questi profughi, tanto che al suo ritorno negli Stati Uniti sarà capace di parlare ben sette lingue: tra cui l’italiano, l’ebraico e l’yiddish.
Non solo. Proprio qui vedrà la luce l’avvocato dei lavoratori sfruttati, il maestro delle scuole dei poveri, il sindaco incorruttibile. «Il soggiorno a Trieste, città di mediazione tra la mitteleuropea e il Mediterraneo – dice Natalia Indrimi – fece sì che Fiorello sentisse molto il tema della multiculturalità. Quest’elemento, unito a un approccio umanistico, lo guidò in modo significativo nella carriera politica. Da giovane aveva imparato a capire i bisogni delle masse in migrazione e questo gli valse un’idea di riforma sociale di protezione delle minoranze che certo non aveva appreso in America». Di Fiorello si riparlerà in autunno. A Fiume, dove poche settimane fa è stata scoperta una targa sull’edificio in cui lavorò, è previsto l’arrivo della nipote Catherine LaGuardia. A New York il Primo Levi Center prevede invece di sviluppare un progetto in rete che collegherà le università statunitensi alla storia della Comunità ebraica triestina.
Non solo. «La memoria di Fiorello – spiega infatti Gabriella Kropf, capodelegazione del Fai (Fondo italiano per l’ambiente) e assessore all’educazione della Comunità ebraica triestina, – può diventare uno snodo importante nel progetto per la valorizzazione degli itinerari ebraici del Friuli Venezia che annovera già tappe di grande interesse quali la monumentale Sinagoga di Trieste, il museo ebraico Carlo e Vera Wagner o il Ghetto». Il legame della famiglia LaGuardia sopravvive infatti ancora oggi. I nonni di Fiorello e Gemma sono sepolti nel grande cimitero ebraico di via della Pace. Un luogo suggestivo e misterioso, dove le antiche tombe sono racchiuse da una ricca vegetazione. E pochi passi più in là, nel cimitero anglicano, trovano riposo i resti del padre Achille, morto a Trieste per una crisi cardiaca nel 1904.
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