«Le presento la persona giusta» Cervesi “paga” per il bluff

Inflitta la pena di 2 mesi e 20 giorni (sospesa) all’ingegnere che aveva cercato di far passare un funzionario per l’uomo della Soprintendenza al Savoia

«Le presento la persona giusta. È l’architetto Sain della Soprintendenza».

A pronunciare queste parole nel cantiere dell’albergo Savoia era stato nel mese di settembre 2006 Giovanni Cervesi, 68 anni, ex ufficiale dei carabinieri, già vicepresidente della Provincia, sicuramente il più noto ingegnere di Trieste perché oltre ad avere redatto il piano regolatore voluto all’epoca dal sindaco Riccardo Illy, ha progettato il restauro del palazzo del Tergesteo e il centro residenziale in via di realizzazione nell'area dell'ex filiale della Fiat di Campo Marzio.

Per queste parole (e per le conseguenze indirette) ieri Cervesi è stato condannato (in abbreviato) dal giudice Luigi Dainotti alla pena (sospesa) di 2 mesi e 20 giorni. Accusa: sostituzione di persona. Perché Sain era sì funzionario della Soprintendenza, ma non era mai stato incaricato di occuparsi del restauro del prestigioso albergo della catena Starhotel.

In pratica - secondo le indagini coordinate dal pm Federico Frezza - Cervesi mentre parlava in qualità di direttore dei lavori, con i rapresentanti della proprietà dell’albergo, proprio come in una piece di Totò, aveva fatto uscire l’architetto Sain da un’altra stanza e con fare teatrale ne aveva elogiato doti e competenze. Ma Sain in realtà non doveva trovarsi lì ma in ufficio in piazza Libertà. Mentre invece era, come ha rilevato il pm Federico Frezza nella richiesta di rinvio a giudizio, «acquattato in un qualche ripostiglio, in attesa della chiamata» dell’ingegner Giovanni Cervesi.

Nella stessa inchiesta compare come indagato ovviamente anche il nome dell’architetto Marino Sain della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali del Friuli Venezia Giulia che invece ha scelto di essere giudicato con rito ordinario. Sia per rispondere di concorso in sostituzione di persona, ma anche per altri reati.

Il difensore dell’ingegner Cervesi, l’avvocato Giovanni Borgna, che ha annunciato il ricorso in appello, ha perorato l’assoluzione. Ma il giudice Dainotti ha ritenuto invece appunto concreta la responsabilità dell’ingegner Cervesi.

Nell’aprile di due anni i finanzieri si erano presentati a casa e nell’ufficio del professionista. Esibendo un ordine di perquisizione si erano messi alla ricerca di documenti, ricevute e altro materiale utile all’indagine. Secondo l'ipotesi accusatoria confermata dalla sentenza del giudice Dainotti, Cervesi all’epoca appunto consulente della Starhotel, proprietaria dello stabile, aveva presentato l'architetto Sain alla società committente, sostenendo che era proprio lui il funzionario pubblico l'incaricato di vagliare la congruità “storica” dei lavori e di autorizzarne l'esecuzione. Forte di questo ruolo l'architetto aveva ottenuto un incarico “in nero”.

Una procedura oggettivamente inconsueta per un pubblico funzionario dal momento che non era lui il referente incaricato dalla Soprintendenza di vagliare la congruità dei lavori sotto il profilo storico, bensì un altro collega della sede regionale del ministero dei Beni culturali e ambientali, l’architetto Alvaro Colonna. Poi le autorizzazioni erano state rilasciate l'8 marzo 2007, il 23 marzo 2008 e il 26 gennaio 2010. Grazie anche, secondo il pm Frezza, ai buoni uffici di Cervesi.

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