Le pensioni dei triestini tra le più ricche d’Italia
TRIESTE. In Friuli Venezia Giulia ci sono 363mila pensionati, ma il numero dei trattamenti sfiora quota 500mila, per una spesa totale di 6 miliardi di euro. In sintesi, ogni tre pensionati entrano in casa quattro pensioni.
E chi mette assieme ogni mese più di un assegno trascina il Friuli Venezia Giulia tra le prime regioni per redditi pensionistici: gli oltre 1.500 euro mensili lordi medi valgono il quarto posto in Italia dietro Lazio, Liguria e Lombardia.
E ancora meglio va ai pensionati triestini che, con poco meno di 1600 euro, conquistano il terzo posto. Ma una percentuale significativa, di fatto un pensionato su tre, oltre 118mila persone, se la deve cavare con meno di mille euro al mese, sempre al lordo delle tasse.
La fotografia è della Cisl del Fvg, ieri a convegno a Tolmezzo con esperti regionali e nazionali: Stefano Miani, docente di economia degli intermediari finanziari all'Università di Udine, Guido Luca Brunello, dirigente Inps Fvg, Luigi Ballanti, direttore generale Mefop (sviluppo mercato dei fondi pensione) e il segretario nazionale Cisl Maurizio Petriccioli.
A presentare le cifre del 2015 è Brunello. Un mix di informazioni per consentire alla platea cislina di affrontare il tema ad ampio raggio: dai problemi aperti dalla legge Fornero alle prospettive future, passando per le opportunità offerte dalla previdenza complementare.
Il quadro fornito dall'Inps è innanzitutto macro: in Fvg si contano poco meno di 500mila pensioni (108.078 a Trieste, 60.537 a Gorizia, 110.713 a Pordenone, 217.829 a Udine) per una spesa di 6 miliardi, spalmata tra gestione privata (85%) e pubblica (15%).
Una spesa che continua ad aumentare a fronte di un calo costante dei beneficiari dal 2007, vale a dire da quando l'invecchiamento della popolazione (il Fvg è secondo solo alla Liguria su questo fronte) è stato bilanciato dagli interventi legislativi che hanno progressivamente alzato l'età pensionabile.
Quanto agli importi sono stati resi noti i redditi medi mensili: si va dai 1.595 euro di Trieste (città che, stando ai dati 2014, si piazza al terzo posto in Italia in questa classifica dopo Roma e Milano) ai 1.339 del Pordenonese, con la provincia di Gorizia a 1.483 euro e quella di Udine a 1.357.
Guardando poi alle classi di età, il 33% dei pensionati Fvg dispone di un reddito mensile lordo inferiore a 1.000 euro, il 44% viaggia tra 1.000 e 2mila euro, il 23% oltre i 2mila euro, ma solo il 6,7% supera i 3mila euro. Nel contesto solo femminile i pensionati sotto i 1.000 euro salgono però al 44%, mentre quelli sopra i 3mila euro scendono al 3%. Il differenziale di genere è infatti molto netto: le donne, più spesso titolari di pensioni sociali e di reversibilità, solitamente di valore ridotto, percepiscono mediamente assegni inferiori di un terzo a quelli degli uomini.
Tra gli altri dati emersi a Tolmezzo, le prestazioni integrate al minimo in regione (per l'87% a beneficio delle donne) sono 77.266 (per il 60% relative a pensioni di vecchiaia, per l'11% a pensioni di invalidità, per il 28% a pensioni ai superstiti), quelle assistenziali, vale a dire le sociali e di invalidità civile, pesano il 12% del totale, ma incidono sul costo complessivo solo per il 5%.
E ancora nel rapporto tra pensioni previdenziali e popolazione residente in Fvg si tocca il 40,% a fronte del 29,1% italiano; il rapporto tra pensionati e popolazione è invece del 32% in provincia di Trieste, del 31% nell'Isontino, del 30% nell'Udinese e del 27% nel Pordenonese; gli uomini accedono alle pensioni di vecchiaia per l'88%, le donne per il 53%, ma solo il 7% degli uomini sono percettori delle pensioni ai superstiti, contro il 42% delle donne.
Spunti per elaborare la ricetta Cisl: riformare l'attuale sistema pensionistico rifacendosi alle parole d'ordine flessibilità d'uscita, equità, solidarietà. «Tutto quello che oggi manca con un governo più preoccupato di fare cassa che di cambiare in senso migliorativo le regole - incalza Luciano Bordin per la segretaria regionale del sindacato -. Un governo che non si accorge che sono a rischio credibilità e fiducia nella previdenza, soprattutto da parte dei giovani».
La denuncia della Cisl Fvg abbraccia anche il caso del taglio ai patronati, «i soli in grado di dare risposte a cittadini». «Quello che chiediamo - prosegue Bordin - è una riforma che vada nel senso della sostenibilità sia economica che sociale, superando la frammentazione delle regole e la rigidità d'uscita in una cornice definita di età e contributi, ma anche riconoscendo la differenza tra lavori».
Leve indispensabili, insiste la Cisl, «per garantire il turnover, ma anche per incontrare le esigenze di vita delle persone, oggi sacrificate. Senza contare tutta la partita, altrettanto prioritaria, che riguarda le donne, che scontano, nell'attuale sistema, un inaccettabile divario di genere in termini di importi, con pensioni basse e senza nessun meccanismo compensativo».
Le richieste? «Il rafforzamento delle coperture figurative, non solo dei periodi di maternità, congedo parentale e periodi di cura, ma anche l'estensione del riconoscimento, ai fini pensionistici, dei periodi di assistenza ai familiari disabili gravi e la valorizzazione del tempo della maternità in tutte le gestioni previdenziali».
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