Le “pantigane” espugnano il Municipio di Trieste
TRIESTE Le pantegane abbattono l’ultimo muro arrivando nientemeno che all’interno del Municipio. Da un paio di giorni infatti, il personale del Comune di Trieste sta avvistando grossi ratti che si aggirano tra i corridoi del palazzo che si affaccia su piazza Unità nonché nelle stanze del palazzo dell’Anagrafe in Largo Granatieri.
È solo l’ultimo episodio di un’estate all’insegna delle... pantegane. A fine agosto, come dimenticarlo, hanno destato parecchia curiosità e sconcerto le carcasse di una quarantina di grossi ratti morti che galleggiavano tra Scala Reale e la radice del Molo Quarto. E a tutt’oggi chi passeggia lungo le Rive racconta di un via vai serale e notturno di animali che scorrazzano tra le aiuole. Non a caso una ditta specializzata ha posizionato trappole ad hoc cercando di “debellare” l’invasione.
Ma le pantegane, al momento, resistono e mettono anzi a segno un’ulteriore “vittoria” riuscendo a entrare persino in Comune. Tre giorni fa, all’indomani del violento acquazzone, i dipendenti hanno segnalato la presenza di due grossi ratti al secondo piano del Municipio. Il giorno successivo un’impiegata si è trovata la merenda sgranocchiata. E giovedì qualcuno ha visto un grosso ratto correre a tutta velocità nell’atrio del palazzo di Largo Granatieri. Non è finita: martedì sera, mentre il Consiglio era intento ad approvare il preventivo di bilancio, qualcuno con zampette e lunga coda osservava molto da vicino gli eletti. A due passi dall’aula, nella stanzetta antistante e nel vano accanto al bar interno, sono stati infatti avvistati alcuni “ospiti” indesiderati di dimensioni tutt’altro che piccole.
Il personale comunale ha avvertito chi di dovere. E a Palazzo è partita l’operazione “anti pantegane”: «Certamente il forte acquazzone di pochi giorni fa ha influito sul fenomeno. Già ieri mattina, dopo le segnalazioni dei dipendenti, abbiamo provveduto a far partire gli interventi necessari, rivolgendoci all’impresa che ha vinto l’appalto per le pulizie, cui competono anche le eventuali derattizzazioni» spiega l’assessore al Patrimonio Andrea Dapretto.
Di sicuro, comunque, quest’anno c’è una presenza decisamente più imponente di ratti in città: le aziende che si occupano di derattizzazioni confermano l’incremento nelle cantine, nelle soffitte e nei cortili delle abitazioni private. E non sono le sole. «Ci sono effettivamente annate in cui c’è un aumento non indifferente della popolazione dei topi. Le femmine fanno più piccoli» spiega Nicola Bressi, direttore Servizio Musei Scientifici del Comune di Trieste, ricordando il caso della Carnia di tre anni fa, quando Paularo, Arta Terme, Forni di Sotto erano state prese d’assalto da un vero esercito di ratti che veniva avvistato nei giardini, nei campi, nei prati e nelle cantine. «Si deve anche considerare che le abbondanti piogge, il vento di scirocco fanno aumentare i livello dell’acqua e spingono i ratti ad uscire dalle fogne. I cittadini, vedendone di più, hanno la sensazione di un aumento» aggiunge Bressi.
L’incremento, però, è innegabile. E le alte temperature ne sono una “concausa”: «La maggior disponibilità di cibo - evidenzia il veterinario dell’Azienda sanitaria Paolo Zucca - facilita sicuramente la riproduzione e aumenta le possibilità di vita. Va anche considerato che condizioni climatiche favorevoli, come il caldo di questa estate, riducono il loro tasso di mortalità».
La pantegana, come ricordano gli esperti, a tre mesi è già matura sessualmente e può riprodursi più volte all’anno con una media di otto piccoli per nidiata. Vive circa tre anni. E mangia di tutto: le immondizie abbandonate fuori dai cassonetti come il cibo per gatti. Fulvio Zorzut, direttore della Struttura di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda Sanitaria, sostiene che «certamente le bombe d’acqua sono una delle cause che spingono i topi ad uscire dalle fogne e dalle tane. Ecco perché ne vediamo molti di più». Non solo: «Trieste, per le peculiarità del suo sottosuolo, si presta molto bene alla presenza di questi animali. Ma, quando c’è una grande presenza d’acqua, i ratti vengono spinti fuori. Sanno nuotare, ma non in apnea, e quindi affogano. È quanto è successo davanti alla Scala Reale».
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