Le oche della Cona divorano il frumento della tenuta Generali

Generagricola accusa: devastata la coltivazione dell’azienda Casaletto di fronte alla Riserva della foce dell’Isonzo
Di Ciro Vitiello

STARANZANO

Le oche che svernano all’Isola della Cona e nelle aree limitrofe sono al centro di una bufera. In cinquemila, affamate e di grossa taglia, hanno divorato in pochi giorni tutte le foglioline del frumento seminato su una superificie di circa 40 ettari, provocando danni per migliaia di euro. L’accusa è di Marco Pascutto, direttore delle coltivazioni di proprietà dell’azienda agricola “Casaletto srl” (che possiede 200 ettari di terreni), la quale appartiene alla Genagricola, società del gruppo Generali. L’azienda Casaletto è infatti situata in località Terranova, proprio di fronte alla Riserva naturale della foce dell’Isonzo.

L’evento del “pascolo” delle oche non è una novità, ma stavolta sembra sia stato superato ogni limite. «Sono più di due anni che chiediamo di intervenire - afferma Pascutto – ma nessuna istituzione si muove per darci una mano. I Comuni di Staranzano, San Canzian e la Provincia di Gorizia sono stati avvisati. La stima dei danni - prosegue - non l’abbiamo ancora fatta, però sappiamo che si aggira tra 40-50 mila euro. Le oche stanno mandando in rovina il nostro raccolto. Sarà stato il freddo eccezionale - commenta Pascutto- sarà perchè quei volatili non trovano cibo. Il fatto è che ci hanno rovinato i campi. Chiediamo alle istituzioni di trovare assolutamente una soluzione altrimenti ci tocca chiudere o ridurre il personale. Siamo molto demoralizzati - aggiunge - per il danno all’azienda, stavolta le oche stanno devastando tutto».

Le oche, sostiene ancora Pascutto, non avendo cibo sufficiente nell’habitat all’Isola della Cona, escono dalla riserva e trovano in questo campo adiacente alla zona protetta il loro sicuro sostentamento, per affrontare i rigori invernali e i futuri viaggi verso i luoghi d’origine.

In questo periodo il grano si trova nella fase germinativa, così che, una volta mangiate le foglioline, la pianta muore perché non riesce a ricevere luce dalle stesse foglie. Secondo il responsabile dell’azienda agricola, il fenomeno, che in passato era circoscritto due volte all’anno (in inverno e prima dell’estate), oggi ha assunto proporzioni notevoli in quanto i volatili sono in continua crescita e questa fauna in grande quantità non riesce a trovare cibo sufficiente al sostentamento nella riserva.

Più volte Fabio Perco, direttore della Sbic, ha dichiarato, invece, che le oche non sono “targate” quindi non è sicura la loro provenienza. Non è detto che svernino alla Cona. Potrebbero essere anche della Valle Cavanata o arrivare direttamente dalla Siberia.

Le oche per legge sono poi una specie protetta, non si possono toccare e sono di proprietà pubblica. «Ho sempre rispettato gli animali - ribadisce Pascutto – ma sarebbe bene che le oche mangiassero a casa propria, invece fanno fuori il nostro frumento. Le uniche zone indenni sono vicino alla strada o ai punti di passaggio dei mezzi agricoli, perché quando mangiano non vogliono essere disturbate. La riserva ogni anno riceve migliaia di euro di contributi dalla Regione. La Cona e il Comune potrebbero fare un’assicurazione e pagare i danni».

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