Le nuove povertà crescono in città: quasi raddoppiati gli utenti Caritas

L’anno scorso sono state oltre 5.200 le persone che hanno chiesto aiuto. Nel 2012 erano state 2900

TRIESTE. Sempre più bisognosi, sempre più insospettabili. La povertà, in città, negli ultimi anni è cambiata sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Se da un lato coloro che si rivolgono alla Caritas sono quasi raddoppiati, rispetto al 2012, dall’altro non si tratta per forza soltanto di persone senza fissa dimora: stanno aumentando ad esempio le famiglie che, pur avendo un reddito, non riescono ad arrivare a fine mese. È la fotografia che emerge dal rapporto Caritas 2019, pubblicato dopo sette anni dalla precedente edizione e presentato ieri in conferenza stampa.

Lasorte Trieste 27/11/19 - Via Navali, Casa La Madre, Presentazione Report Caritas 2019, da sin. Ass.Grilli, Vescovo Crepaldi, Don Alessandro Amodeo
Lasorte Trieste 27/11/19 - Via Navali, Casa La Madre, Presentazione Report Caritas 2019, da sin. Ass.Grilli, Vescovo Crepaldi, Don Alessandro Amodeo


I dati raccolti nel volume si riferiscono al 2018. L’anno scorso più di 5.200 individui hanno usufruito di uno dei 45 servizi alla persona (tra sportelli d’ascolto, d’accoglienza e di risposta ai bisogni primari, oltre che alcuni focus mirati) offerti quotidianamente dalla Fondazione diocesana Caritas Trieste onlus, per un totale di 12.544 colloqui: segno che si tende a tornare, non limitandosi a chiedere aiuto una tantum. Individui che nel 2012, ad ogni modo, erano 2.900:

«Una crescita significativa, anche se si tiene conto del fatto che nel frattempo i servizi sono raddoppiati – spiega don Alessandro Amodeo, direttore della Caritas locale –. I poveri sono aumentati. E sono mutate anche le forme della povertà. Quando sotto un tetto si è in quattro, con un unico stipendio, basta un piccolissimo imprevisto per non riuscire a farcela. Si tratta di persone che non dormono per strada eppure hanno bisogno dei nostri servizi».

Tornando al 2018, nell’ambito dei medesimi servizi hanno ricevuto supporto 706 minori, di cui il 74% avente meno di dodici anni. A questi si sommano i 115 bambini e adolescenti presenti nelle strutture di accoglienza diocesane, assieme alle loro famiglie. Negli stessi dodici mesi sono stati serviti 272.039 pasti caldi. Di questi, oltre 100 mila sono andati alla mensa pubblica “Giorgia Monti” di via dell’Istria, che ogni giorno ne offre in media 276, tra pranzi e cene. Gli altri sono stati confezionati per gli ospiti della casa di accoglienza “Teresiano” e per quelli di Casa Malala.

Nonostante l’impegno della Caritas nei programmi di gestione dei richiedenti asilo, il fenomeno migratorio non sembra tuttavia incidere più di tanto sull’attività diocesana. Il 77,4% dei 18 progetti finanziati lo scorso anno ha infatti riguardato residenti a Trieste: le aree d’intervento sono rappresentate, nell’ordine, da casa, inserimento lavorativo, persone senza dimora, povertà alimentare, carcere e anziani.

Ai richiedenti protezione internazionale è stato invece destinato il 22,6% dei progetti. Una menzione a parte merita appunto il servizio di inserimento lavorativo, che non ha scopo meramente assistenziale ma si prefigge di rendere autonoma l’utenza. Nel 2018 vi si sono rivolti in 130, di cui 20 si sono visti attivare un tirocinio, a seguito dei colloqui, e 27 hanno iniziato un percorso di formazione professionale.

«L’impegno caritativo della Chiesa triestina è perseguito in base a logiche inclusive – commenta il vescovo Giampaolo Crepaldi –. E il metodo più efficace per fornire risposte concrete alle persone è quello di una piena collaborazione con le istituzioni». «Trieste ha un grande cuore – aggiunge l’assessore comunale alle Politiche sociali, Carlo Grilli – ma talvolta fa fatica. Non nel sociale, per fortuna, dove la capacità di fare rete funziona. Accanto alla povertà finanziaria ci sono tanti nuovi bisogni e fragilità».


 

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