Le navi “perdono” la bussola Nessuno è in grado di tararla

Fincantieri costretta a rivolgersi fuori regione per registrare gli strumenti di bordo Il sistema Gps in certi casi non basta. Grana nascosta per le barche oltre le 6 miglia
Di Giulio Garau
Bonaventura Monfalcone-02.02.2017 Coin Cerimony-Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-02.02.2017 Coin Cerimony-Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Periti compensatori di bussole sulle navi in via di estinzione o “troppo anziani” in regione, in particolare nelle zone marittime tra Trieste, Monfalcone, Grado e Lignano. E così le grandi compagnie marittime e gruppi come Fincantieri devono ricorrere a esperti “forestieri”. Un caso curioso che esplode proprio a Monfalcone, nel cantiere di Panzano dove, dopo l’entrata in vigore di un regolamento che vieta alle persone che superano i 60 anni di salire a bordo per effettuare lavori, non trovando nessuno con queste caratteristiche, nè a Trieste, nè a Monfalcone e nemmeno a Grado, si sono dovuti affidare a un perito di Marghera. Nessun problema per i diportisti, qualche tecnico c’è ancora, ma si rischia l’estinzione.

Sembrerà anche una questione irrilevante e assurda il problema della “taratura” della bussola di bordo, soprattutto ora che è così diffuso l’utilizzo dei sistemi satellitari a Gps. Ma secondo le normative sulla navigazione, per chi è esperto, non è affatto così. Per chi naviga infatti è ben chiaro che su tutte le barche omologate per navigare oltre le sei miglia la bussola a bordo è obbligatoria. Come anche le “tabelle delle deviazioni” che devono essere a bordo, aggiornate ogni due anni. Tabelle che solo un esperto come un perito compensatore può stilare calcolando l’errore che tutte le bussole commettono nell’indicare i gradi (si parla di manciate di gradi) a causa delle interferenze magnetiche a bordo (ferri, altri strumenti).

Ben poca cosa per una piccola barca da diporto, dove si naviga con i punti di riferimento se non c’è il Gps e sulla questione delle tabelle aggiornate sembra che la Capitaneria di porto finora abbia chiuso un occhio. Ma una questione di grave rilievo per una nave da crociera che deve tracciare una rotta e per la quale l’errore di pochi gradi può costare caro anche per il solo consumo in più di carburante. E c’è poco da stare tranquilli se a bordo, è una situazione diffusa, c’è un potente sistema a Gps con tanto di strumenti e mappe aggiornatissime che si affidano al sistema satellitare.

Qualcuno provi a chiedere a qualche comandante di nave che stava facendo rotta con la sua nave nel Mediterraneo in alcuni momenti critici, come la guerra del Golfo o prima e durante bombardamenti mirati nelle zone del Medio Oriente. All’improvviso per ore, se non giorni, per motivi militari sono stati oscurati i segnali dei satelliti e i comandanti e gli ufficiali di rotta hanno dovuto affidarsi ai vecchi strumenti della bussola e del sestante per fare il punto nave, tracciare la rotta e tornare nel porto di casa.

«È successo anche negli Stati Uniti quando hanno scoperto, soprattutto nei momenti di conflitto con i satelliti oscurati, che molti ufficiali di rotta avevano dimenticato come si usano bussola e sestante e sono corsi al riparo con un refresh delle conoscenze». A raccontarlo è Bruno Zvech, direttore generale dell’Accademia nautica dell’Adriatico che ha sede a Tieste (l’Istituto Nautico) a conoscenza del problema e che non sottovaluta affatto la situazione. «Credo sia il caso di considerare l’organizzazione di specifici corsi di formazione per nuove figure con queste competenze - aggiunge - soprattutto ora per questi territori dove indubbiamente c’è una forte riscoperta della vocazione al mare in tutta l’area giuliana. Ed è assolutamente significativo questo come risposta alla creazione, grazie alla riforma delle Autorità portuali, di una realtà allargata da Trieste a Monfalcone. Zone dove sta fiorendo tutta una filiera dell’economia del mare, dai cantieri ai marina fino alle realtà industriali collegate agli Yacht, dalla Monte Carlo sino a Fincantieri».

Secondo il direttore dell’Accademia nautica dell’Adriatico si coglie questa crescita che rimanda alle antiche origini di questi territori diventati importanti grazie a questa spinta nell’epoca asburgica che fece diventare grande Trieste grazie al suo porto. «È giunto perciò anche il momento di continuare a sviluppare capacità e competenze». Come quelle del perito compensatori di bussole.

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