Le minacce del killer dei due poliziotti agli agenti carcerari: «Vi ucciderò tutti»

Le intimidazioni di Meran alle guardie si sono verificate prima dell’aggressione di venerdì in cui ha ferito due operatori

TRIESTE. Non solo l’aggressione degli agenti penitenziari. No, non “solo”: l’assassino li ha anche minacciati di morte. «Vi ucciderò tutti, tutti...».

Ormai è fin troppo chiaro: la presenza in carcere di Alejandro Augusto Stephan Meran, il ventinovenne dominicano detenuto in una cella di isolamento al Coroneo di Trieste per l’omicidio in Questura dei giovani poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, si sta facendo sempre più pericolosa e problematica per il personale di vigilanza che opera all’interno della casa circondariale. L’assassino è violento, difficilmente gestibile. Ed è, come si è drammaticamente visto quando ha freddato Rotta e Demenego, disposto a tutto.

Stando a quanto si apprende, il criminale ha minacciato di morte gli agenti di polizia penitenziaria non nel corso dell’aggressione avvenuta venerdì scorso, di cui hanno parlato i giornali e le tv dell’intero Paese, bensì nei giorni antecedenti.

Quel «vi ucciderò, vi ucciderò tutti...» non è stato dunque pronunciato in un momento d’ira. Non era uno sfogo: erano parole che, per chi le ha sentite, sono sembrate lucide. E vista la tragedia che il 4 ottobre si è consumata all’interno della Questura, non vanno affatto sottovalutate.



Intanto emergono altri particolari sull’aggressione di cui si è reso protagonista il detenuto venerdì nei corridoi del Coroneo. Meran aveva chiesto di fare la doccia. I suoi spostamenti all’interno del carcere, come noto, sono accompagnati da almeno tre o quattro agenti. Così è stato pure venerdì. Ma dopo la doccia, il ventinovenne si è rifiutato di rientrare in cella. «Voglio uscire», ha urlato scagliandosi contro i poliziotti con uno scatto d’ira improvviso. Due gli operatori feriti in seguito alla colluttazione. Uno ha rimediato un pungo all’occhio sinistro, con un taglio sulla sopracciglia costato tre punti di sutura.

Ma lo straniero è anche riuscito a lanciare una lavatrice a muro, seminando il panico nei corridoi della casa circondariale. L’ha scaraventata con estrema facilità. E ha inseguito i poliziotti brandendo bastoni di legno ricavati spezzando una scopa.

Per fermare la furia violenta del dominicano si è reso necessario l’intervento di altri poliziotti, muniti di manganello e scudo.

«Non vi avvicinate o vi colpisco», ha gridato ancora il dominicano agli operatori del carcere intervenuti per tentare di calmarlo. Ma c’è voluta una sorta di “mediazione” con il detenuto, in modo da evitare conseguenze peggiori.

Il legale della famiglia Rotta «Non è un pazzo, è lucido»
Alcuni fermo immagine del video diffuso dalla Questura di Trieste sulla sparatoria avvenuta venerdi scorso e che inquadrano Alejandro Stephan Meran, l'assassino degli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. ANSA/POLIZIA DI STATO +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

Meran è stato poi condotto di nuovo, e lentamente, nella zona docce dei bagni. Soltanto lì gli agenti lo hanno neutralizzarlo: i poliziotti penitenziari hanno dovuto usare un getto d’acqua azionato con gli idranti per una ventina di secondi. Nonostante ciò, il detenuto ha tentato ancora di ribellarsi. Si è calmato solo dopo una seconda trattativa. Il ventinovenne è stato quindi accompagnato in cella. E, con estrema cautela, è stato visitato dal personale medico.

L’assassino, secondo le descrizioni, è apparso vigile, lucido e senza apparenti ferite o contusioni.

L’episodio è stato naturalmente segnalato alla Procura: da quanto risulta, pure le minacce di morte rivolte ai poliziotti. L’aggressione di venerdì agli agenti di Polizia penitenziaria è stata documentata dalle immagini delle telecamere installate all’interno dei corridoi della casa circondariale.

Come noto, Alejandro Augusto Stephan Meran è rinchiuso al Coroneo con l’accusa di pluriomicidio aggravato e tentato omicidio di altri otto agenti, contro cui aveva sparato dopo aver ucciso Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. Una tragedia che ha colpito e commosso l’Italia intera.

La gestione al Coroneo del ventinovenne dominicano è apparsa tesa fin dal primo momento. Meran non era “gradito” agli altri detenuti. Nessuno voleva condividere la cella con lui, vista la gravità del reato di cui si era macchiato sparando a bruciapelo, senza alcun motivo, a due poliziotti che stavano semplicemente facendo il loro lavoro.

Di qui il passaggio al piano terra, in isolamento, con una sorveglianza a vista giorno e notte. Anche perché si teme che il ventinovenne possa tentare gesti estremi.

Secondo quanto stabilito dall’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip Massimo Tomassini, Meran in questa prima fase giudiziaria resterà in cella almeno un anno: il termine di legge previsto in questo frangente istruttorio per reati così gravi.


 

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